Si è avvalso della facoltà di non rispondere il 31enne Luca Recchia, che mercoledì mattina ha ferito a coltellate un’operatrice sanitaria di 57 anni alla Casa della Comunità di Meldola, struttura che si affaccia sulla centralissima piazza Felice Orsini.
Ieri per il meldolese si è tenuta infatti l’udienza di convalida dell’arresto e per la prima volta l’uomo si è presentato così davanti al pm Federica Messina a cui però, per l’appunto, non ha risposto.
Nei suoi confronti, peraltro, l’imputazione di partenza è molto pesante: per lui infatti, al momento, l’accusa è di tentato omicidio con l’aggravante della premeditazione. Questo perché l’arma da taglio (non ritrovata) con cui ha ferito l’infermiera del centro di salute mentale del paese se l’era portata con sé e quindi potrebbe aver tramato l’aggressione da prima del suo arrivo in ambulatorio; sarà poi ovviamente il prosieguo delle indagini a delineare l’accusa precisa di cui dovrà rispondere realmente Recchia.
Intanto l’imputato, rappresentato dall’avvocato d’ufficio Silvia Scaini del Foro di Cesena, resta quindi in stato di detenzione nel carcere della Rocca.
Non è ovviamente escluso che nell’ambito dei prossimi accertamenti sia disposta una perizia psichiatrica, per esaminare se al momento dell’aggressione il 31enne fosse regolarmente in grado di intendere e di volere.
Il quadro invece dell’accaduto, intanto, è chiaro, viste anche le tante testimonianze raccolte nel centro medico da parte dei carabinieri, e, innanzitutto, dato il racconto della stessa donna aggredita, fortunatamente colpita solo di striscio dalla lama alla gola, ma rimasta seriamente ferita a una mano nel suo disperato tentativo di difendersi. La donna, comunque, è stata prontamente operata, con successo, il giorno stesso all’ospedale Morgagni-Pierantoni e dopo l’iniziale cautela, che aveva portato i sanitari a riservarsi la prognosi, è stata dichiarata in buone condizioni di salute nonostante lo choc per la violenta e inaspettata aggressione subita. Nei giorni scorsi si sono susseguite le reazioni di sdegno e di solidarietà per una categoria sempre più colpita dalle violenze fisiche e verbali, qual è quella degli operatori sanitari.