Era stato licenziato, ma sono bastate poche ore perché venisse reintegrato in azienda. È il caso di un dipendente dell’azienda metalmeccanica Trasmital Bonfiglioli, con sede in via Mattei. A portare alla luce la sua storia sono inizialmente state le sigle sindacali riunite che hanno evidenziato come l’azienda abbia "licenziato un lavoratore fragile, che per motivi di salute è stato costretto a frequenti assenze dal lavoro". Una decisione che, secondo fonti interne all’azienda, non era stata condivisa con la direzione che ne era sempre rimasta all’oscuro. Conttato per commentare la notizia, il colosso metalmeccanico ha ricontattato poco dopo la redazione riferendo che la stessa presidente Sonia Bonfiglioli si era già mobilitata per una rapida soluzione.
"Ho già sollecitato gli uffici competenti affinché si attivassero per il reintegro del nostro dipendente", ha dichiarato ieri mentre si trovava all’estero per lavoro. Secondo Bonfiglioli il licenziamento è stato frutto di "un misunderstanding", ovvero un equivoco, "che non riflette affatto quanto io ho sempre inteso come gestione di impresa, fatta di uomini e donne che, per la nostra azienda, restano al centro di qualsiasi azione". Gli "uomini e donne" ai quali fa riferimento Bonfiglioli sono i circa 5.000 dipendenti: un numero importante che, però – come sottolinea la dirigente – non deve comunque far perdere di vista il fatto che a comporlo sono delle persone in carne e ossa, con le loro problematiche e debolezze.
L’annuncio del reintegro è arrivato a poche ore dallo sciopero di lunedì che ha visto in prima linea non solo i sindacati, ma anche una nutrita compagine di lavoratori: la notizia del licenziamento, infatti, non ha incontrato indifferenza ma partecipazione, forse anche perché si è diffusa a ridosso della festa del 1° maggio. I colleghi non hanno esitato a scegliere la strada della mobilitazione e lunedì hanno deciso di incrociare le braccia per due ore, prendendo parte a un presidio di fronte alla sede dell’azienda, a Villa Selva. Ad avvallare la tesi del "misunderstanding" c’è, di fatto, anche l’eccezionalità del caso, evidenziata dagli stessi sindacati che, nella loro nota, hanno sottolineato come "in nessuna azienda metalmeccanica locale era mai stato lasciato a casa un lavoratore con motivazioni di questo tipo, anzi, si era sempre cercato di trovare soluzioni condivise per mantenere l’occupazione e la retribuzione di chi si deve assentare dal lavoro anche per periodi prolungati per ragioni di salute".
Non solo: nelle procedure di licenziamento ci sarebbero anche state delle irregolarità rispetto agli accordi aziendali "che prevedono l’obbligo di informare il lavoratore vicino alla scadenza del comporto", ovvero il totale delle ore di malattia, "mentre lui è stato avvisato solo al momento della consegna della lettera di licenziamento". Problematiche alle quali si è posto rimedio in tempi record e senza esitazioni grazie a un intervento lampo partito dai vertici.
Insomma, un lieto fine che, nel giorno della festa dei lavoratori, torna a parlare dell’importanza di saper fare rete per difendere ciò che negli anni si è riusciti ad ottenere e per procedere uniti – dipendenti e manager – verso nuove conquiste.
Sofia Nardi