PAOLA MAUTI
Cronaca

L’ex avvocato dello Stato: "Si riaprano i processi sull’Italicus e su Ruffilli"

Fausto Baldi ha studiato e vissuto a Forlì: torna lunedì per un convegno sulla P2 "Ci sono nuovi elementi da valutare per individuare colpevoli e mandanti. Le famiglie delle vittime potrebbero inoltrare questa richiesta".

Fausto Baldi ha studiato e vissuto a Forlì: torna lunedì per un convegno sulla P2 "Ci sono nuovi elementi da valutare per individuare colpevoli e mandanti. Le famiglie delle vittime potrebbero inoltrare questa richiesta".

Fausto Baldi ha studiato e vissuto a Forlì: torna lunedì per un convegno sulla P2 "Ci sono nuovi elementi da valutare per individuare colpevoli e mandanti. Le famiglie delle vittime potrebbero inoltrare questa richiesta".

Nato a Roma nel 1948, Fausto Baldi ha trascorso la giovinezza a Forlì, dove ha frequentato il liceo classico e, dopo la parentesi universitaria a Bologna, ha iniziato la professione di avvocato. Vinto il concorso presso l’Avvocatura dello Stato, ha esercitato prima a Venezia poi a Bologna. Ha sostenuto l’accusa per conto del ministero dell’Interno in alcuni dei processi relativi alle stragi degli anni ’70 e ’80, alcune delle quali ci toccano da vicino. Come la bomba a bordo del treno Italicus dell’agosto del 1974, che ha avuto tra le vittime il giovane forlivese Silver Sirotti, e l’omicidio del senatore Roberto Ruffilli il 16 aprile 1988. O la strage alla stazione di Bologna nel 1980.

Baldi, lei lunedì torna in città per un convegno presso il salone comunale in cui si parlerà della P2. Perché partecipa? "La data del 17 marzo è non casuale, è quella del ritrovamento nel 1981 delle liste della loggia massonica segreta riconducibile a Licio Gelli. La P2 ha segnato la storia giudiziaria del nostro Paese: la cosiddetta strategia della tensione dipana un canovaccio che porta in tutti i modi a Gelli, il quale è stato capo della P2, ma era molto di più".

Cosa intende? "L’organizzazione in cui era inserita la loggia non era riconducibile solo ai servizi segreti italiani. La Commissione stragi di Tina Anselmi parla di una piramide che da Gelli si sviluppa verso l’alto ed è difficile dire fin dove arriva. Ma sicuramente i soldi che Gelli usava erano dollari. Ha lasciato le liste con i vertici dei servizi segreti, ma, in parte, li ha anche bruciati: ha fornito delle verità parziali e ha esercitato pressioni e ricatti".

Gelli manovratore, mandante, con logiche e coperture internazionali? "Le indagini relative al processo per la strage di piazzale della Loggia a Brescia, del 1974, evidenziano con chiarezza una struttura con caratteristiche paramilitari, che vedeva in prima linea Ordine Nuovo, che agiva prendendo ordini dalla base Nato di Verona. Inoltre, sappiamo che il golpe Borghese rientrò per ordine degli Usa".

Si è parlato di una relazione tra il disastro del Dc9 esploso tra Ponza e Ustica nel giugno 1980, con il forlimpopolese Giacomo Filippi tra le vittime, e la strage alla stazione di Bologna. Che ne pensa? "Si è accertato che la strage di Bologna era stata programmata prima di Ustica. Sappiamo anche che Giusva Fioravanti, condannato con Francesca Mambro in quanto esecutore materiale della strage, a luglio di quell’anno era in vacanza in Sicilia e si è precipitato a Bologna: cioè ci fu, per lui, una convocazione improvvisa".

La strategia della tensione cessa nel 1974, dopo l’Italicus? "No. Da un certo momento in poi, si passò a una nuova strategia per destabilizzare il Paese, che usava strumenti e attività diversi. Era il cosiddetto ‘piano di rinascita democratica’, elaborato in seno alla loggia nel 1982. Un memorandum diceva che tutto si poteva fare con la corruzione, con l’infiltrazione".

Come si spiega, in questo quadro, l’omicidio a Forlì del senatore Roberto Ruffilli del 1988? "È stato il terzo delitto politico perpetrato in nome dell’anticomunismo, dopo Aldo Moro e Piersanti Mattarella. Ruffilli era stato amico personale di Moro ed era incaricato di occuparsi delle riforme istituzionali, finalizzate a tornare al clima che aveva portato alla nascita della Costituzione e nello spirito del compromesso storico. Peraltro, dalla caduta del muro di Berlino del 1989, non è facile capire quali interessi siano entrati in gioco".

Per molti di questi eventi, non stati ancora individuati i colpevoli e meno ancora i mandanti. "Oggi, per la strage dell’Italicus, come per l’omicidio del senatore Ruffilli, ci sono gli elementi per la riapertura del processo e i familiari potrebbero fare questa richiesta. Peraltro, l’intera società ha il diritto che si faccia piena luce. E c’è un obbligo in questo senso da parte dello Stato".