Il loro feeling è nato in uno "sguardo". Il forlivese Gianluca Orazi, che fino a qualche anno fa era responsabile marketing e pubblicità, ha chiesto proprio a Oliviero Toscani di scrivere la definizione della parola ‘sguardo’ per il vocabolario della lingua italiana Zingarelli, edito da Zanichelli, nell’ambito del suo progetto ‘Definizione d’autore’. "Chiedevamo a diversi personaggi celebri di definire parole che appartenessero al loro mondo e anche lui partecipò con piacere – ricorda Orazi, che collabora ancora con la casa editrice nelle vesti di consulente esterno nell’ambito di marketing e comunicazione d’impresa, dividendosi con altre grandi aziende italiane –. La sua definizione si trova ancora nel vocabolario e lì rimarrà sempre: una piccola garanzia di immortalità". Un’immortalità che Toscani si è guadagnato anche fuori dalle pagine dello Zingarelli, uno scatto dopo l’altro.
"Per un fotografo – ha scritto nel vocabolario – parlare di sguardo è come per un artista parlare di creatività, per un fornaio parlare di farina, per un sacerdote parlare di anima. L’anima si concretizza nello sguardo: per questa ragione guardarsi negli occhi è spesso difficile. Fra tutti i mezzi di comunicazione nessuno è più forte e profondo dello sguardo, perché lo sguardo si stupisce, si commuove, è un giudizio e un esame, ama e odia, è l’espressione della condizione umana ed è, infine, l’immagine della nostra forza e vulnerabilità".
"Dopo quel progetto – racconta Orazi – abbiamo collaborato anche per ‘Scuola, integrazione, futuro’, una campagna sempre di Zanichelli che voleva sensibilizzare i ragazzi sull’importanza dell’uso dei dizionari. Da allora siamo sempre rimasti in contatto". Un’amicizia – così la si può definire – che è durata nel tempo. "Sono stati più volte da lui nel suo studio di Casale Marittimo. Era un luogo magnifico, se ti affacciavi alla finestra vedevi l’Isola d’Elba. Sempre lì, in Toscana, siamo stati a pranzo fuori, anche con suo figlio Rocco. C’era un rapporto di stima reciproca. Il rapporto non era assiduo, ma non ci siamo mai persi di vista del tutto, tant’è che quando ho saputo della malattia non ho esitato a contattarlo".
Dopo la scomparsa e il grande vuoto lasciato, Orazi può riflettere sulla sua esperienza: "Conoscere un genio nella sua vita privata è un privilegio, perché vedi come quella personalità si declina nell’ambito personale. Oliviero era sempre coerente. Schietto, a volte ruvido, ma anche molto accogliente e cordiale. Non è mai stato un personaggio, ma sempre una persona, in ogni momento".
Sofia Nardi