Le case del popolo, un tempo centro nevralgico di socialità, cultura e lotta politica, oggi giacciono silenziose, custodi di una memoria che rischia di sbiadirsi. Questo è il filo conduttore del nuovo itinerario di ‘InLoco – museo diffuso dell’abbandono’ promosso da Spazi Indecisi, che ha riportato al centro del dibattito questi luoghi ormai dismessi: un viaggio attraverso mura che raccontano identità collettive e battaglie condivise. L’iniziativa è stata presentata ieri pomeriggio ad Area Sismica (anch’essa casa del popolo ora in gestione).
"Il percorso su cui stiamo lavorando – spiega Francesco Tortori, presidente dell’associazione – è composto di sette circoli e teatri sociali che si snoda tra Imola e Cesenatico. Abbiamo selezionato luoghi in disuso, escludendo quelli con un passato nella ristorazione, ma con ancora caratteri iconografici forti e riconoscibili. A Forlì, in particolare, abbiamo scelto la Casa del Repubblicano ‘Carlo Cattaneo’ in via del Portonaccio".
Ricostruire la storia di questi luoghi, ormai in rovina, è un compito complesso: la memoria sopravvive solo nei ricordi di chi li ha abitati e animati. "Il circolo forlivese ‘Carlo Cattaneo’, nato nel 1946 grazie all’impegno di una cooperativa composta da nove soci – sottolinea Matteo Camporesi, collaboratore di Spazi Indecisi – ha rappresentato per decenni un punto di riferimento per la comunità, fino alla sua chiusura nel 2005. Nei periodi di maggior affluenza contava circa 150 iscritti, diventando così il secondo circolo più frequentato della città. Tra le sue attività, secondo le testimonianze, spiccavano i tornei di biliardo e carte, e una speciale commissione si occupava della selezione dei vini. Non mancava poi lo spazio per la musica e il ballo, animato dalle esibizioni delle orchestre che trasformavano il circolo in un luogo di festa e socialità".
L’evento ha offerto anche l’opportunità di presentare il mazzo di carte speciale ‘Le case del popolo’, realizzato da Claudio Angelini dell’associazione Città di Ebla con il supporto degli storici Tito Menzani e Federico Morgagni e la grafica di Giovanni Pizzigati, e ‘metterlo alla prova’ con un torneo dedicato. Le carte romagnole tradizionali sono state ripensate, sostituendo i classici semi con i simboli dei partiti, che hanno fondato le case del popolo. Questi luoghi, oggi in gran parte in declino, non hanno più il ruolo di un tempo, ma restano un punto di riferimento per riflettere su come in passato la politica e la socialità si intrecciavano.
"In Romagna le case del popolo sono state un fenomeno importante – conclude Federico Morgagni, storico –: solo nel Forlivese se ne contano circa 151 e di queste una cinquantina è ancora attiva. Sono state una fucina di democrazia e terreno fertile per la crescita degli ideali politici e culturali. Oggi c’è ancora bisogno di spazi in cui stare insieme e di un’idea diversa di partecipazione".
Valentina Paiano