VALENTINA PAIANO
Cronaca

Irst, il nodo dei bilanci. Gli accordi con l’Ausl?: "Conti solo a fine anno, difficile programmare"

L’azienda paga i servizi previsti (a cifre aumentate) ma non gli ‘extra’: dal 2020, in media 3 milioni l’anno. Si lavora sul rendiconto 2024.

Una ricercatrice al lavoro nell’istituto di Meldola

Una ricercatrice al lavoro nell’istituto di Meldola

Dopo che il Carlino ha sollevato le difficoltà di bilancio dell’Irst di Meldola, dietro le quinte si sono avviati alcuni confronti per cercare soluzioni al problema delle prestazioni ai pazienti romagnoli che, superando i limiti previsti dagli accordi di fornitura, non vengono riconosciute dall’Ausl Romagna. A breve si dovrà votare il bilancio consuntivo 2024. Il presidente della Regione, Michele de Pascale, e il sindaco Gian Luca Zattini erano intervenuti per chiarire alcuni aspetti e ribadire l’impegno a sostenere l’istituto.

Nonostante l’Irst abbia una composizione societaria con oltre il 74% di partecipazione pubblica, conserva formalmente una personalità giuridica privata, dovuta alla presenza dell’Istituto Oncologico Romagnolo (12%), più alcune fondazioni bancarie. Questo assetto fa sì che l’istituto di ricerca sui tumori, nel rapporto con le pubbliche amministrazioni, sia vincolato da accordi di fornitura, che stabiliscono i tetti per le prestazioni. Questo vale anche per l’Ausl, benché essa stessa sia socia al 33% (seconda solo alla Regione che ha il 35%). Il punto è che i contratti vengono definiti solo nell’anno successivo a quello di riferimento. E questo crea criticità.

Lo segnalano le relazioni di bilancio consuntivo 2022 e 2023. Per esempio, si sottolinea questo: "In termini di rischi e incertezze cui la società è esposta, va ribadita la difficile programmazione ex-ante, in particolare perché molte poste cruciali di ricavo vengono conosciute solo a fine anno". Il documento cita la "Ricerca Corrente Ministero della Salute", ma anche "finanziamenti Regione Emilia-Romagna" e, appunto, "accordo di fornitura con Ausl Romagna".

Le prestazioni che superano il massimale vengono in seguito stornate dalla fatturazione complessiva. Nell’era di Tiziano Carradori direttore dell’Ausl l’accordo non ha mai coperto l’intero volume dei servizi svolti sui pazienti romagnoli, nel momento in cui questi eccedevano il tetto stabilito per la fornitura. Uno squilibrio mediamente di 3 milioni di euro l’anno, anche se i bilanci sono stati chiusi in pareggio (con "fonti non strutturali", era l’allarme che il rendiconto Irst lanciava nel 2023).

È questo il nodo? La sottosegretaria della Regione Manuela Rontini, rispondendo a un question time del consigliere Luca Pestelli (FdI) aveva specificato che "nel 2019 l’accordo di fornitura era di 39,6 milioni di euro, diventati 51,7 nel 2023 e 58,3 nel 2024". Dunque cifre in aumento, come anche de Pascale aveva rivendicato al Carlino. Va sottolineato che questi contratti riguardano sia i farmaci a erogazione diretta, sia le prestazioni sui residenti: e proprio queste, come confermano i bilanci, sono il cuore del problema.

Nonostante un quadro complesso, l’Irst continua a investire: 11 milioni destinati alla realizzazione della nuova Farmacia oncologica (tra i sostenitori di questo progetto ci sono la Regione con 1,5 milioni e per pari importo, insieme, i ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico). L’Istituto ha inoltre avviato i lavori per il nuovo reparto di degenza all’interno del padiglione in costruzione all’ospedale Morgagni-Pierantoni a Forlì, per potenziare la ricerca su terapie oncologiche innovative. L’investimento complessivo è di circa 8 milioni di euro. La realizzazione dell’edificio è a carico dell’Ausl Romagna, grazie al Piano Nazionale Complementare e una compartecipazione dell’Azienda stessa, mentre le spese legate alla farmacia oncologica e alla degenza a Forlì sono sostenuti dall’Irst.