I risultati del progetto ’InRete’ saranno illustrati martedì prossimo, alle 17.30, nella Sala del Refettorio dei Musei San Domenico dal sociologo Stefano Laffi, ricercatore e cofondatore della cooperativa di intervento sociale ’Codici’, nell’ambito del festival del Buon Vivere. "Quest’anno il tema del festival è il concetto di ’Ri(e)voluzione’, che è proprio l’idea centrale del nostro percorso progettuale", spiega Corinna Crippa, del consorzio Solidarietà Sociale, l’ente che lo ha promosso.
Avviato nel 2020, in collaborazione con alcune cooperative sociali del territorio forlivese quali l’Accoglienza, la Domus Coop, la Paolo Babini, DiaLogos e Salvagente, in partnership con la fondazione Buon Pastore e il Comune di Forlì, l’iniziativa ha avuto come target bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni con l’obiettivo di contrastare la ’povertà educativa’ vissuta in contesti familiari e sociali disagiati. Il progetto, selezionato nell’ambito dell’iniziativa ’Un passo Avanti’, usufruisce di un finanziamento di 1 milione e 87mila euro, tramite il Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, nato da un’intesa tra Acri, il Forum nazionale del Terzo settore e il governo nazionale. Ha avuto una durata quadriennale e ha coinvolto 1300 minori, circa 500 nuclei familiari, 10 istituti comprensivi e 2 Istituti di scuola superiore.
Per tutta la sua durata, è stato monitorato dall’Aiccon (Associazione italiana per la promozione della cultura della cooperazione del non profit), il Centro studi promosso dall’Università di Bologna, che sta elaborando un report di valutazione di impatto sociale (Vis), allo scopo di analizzarne le ricadute nel breve e medio periodo. Idea forte del progetto è stata la messa in rete di tutto ciò che già offre il territorio in tema di cooperazione e sostegno alle fasce deboli e la figura chiave individuata per facilitare la connessione tra soggetti già impegnati nel sociale è stata il ’family mentor’.
Si tratta di un esperto di processi educativi che ha assunto un ruolo di regia nella presa in carico dei destinatari delle azioni di sostegno, mettendo in relazione la scuola, la famiglia, i servizi sociali, le strutture sportive e culturali presenti sul territorio: tutti coinvolti nel progetto personalizzato pensato per la famiglia o il singolo. "Il nostro ruolo è stato valorizzare le risorse già presenti sul territorio, in un processo di ascolto a partire dalle scuole e dalle famiglie", spiega Gianni Matteucci, family mentor della Domus Coop. "Abbiamo dato un esempio di buona prassi" dice Claudia Torelli, mediatrice culturale, che ha preso in carico soprattutto famiglie straniere. "Il progetto è nato 4 anni fa, in piena pandemia – dice Paola Casara, assessora con delega alle politiche educative –. Da allora, sono stati attivati tanti percorsi e le reti sociali che c’erano si sono rafforzate. Progetti come questo devono diventare strutturali. Ed è quello che, in collaborazione con i Servizi sociali, stiamo facendo – conclude –, con progetti come ’Extrascuola’, un’iniziativa di sostegno alle famiglie che sarà presto presentato ai cittadini".
Paola Mauti