REDAZIONE FORLÌ

Il rebus del presidente. Catalano entra in corsa: "Non lascio Fratelli d’Italia, naturale che mi sostenga"

L’ex assessore è stato finora indicato solo dalla Lega. Ma nega di voler passare al Carroccio: "Ho totale fiducia nel mio partito". Che però frena: "L’indicazione è ancora di votare Ceredi".

Il rebus del presidente. Catalano entra in corsa: "Non lascio Fratelli d’Italia, naturale che mi sostenga"

L’ex assessore all’agricoltura e al Pnrr Marco Catalano, esponente di Fratelli d’Italia, decide di intervenire in merito all’indicazione del suo nome da parte della Lega quale candidato alla carica di presidente del consiglio comunale: "Ringrazio la Lega – afferma – che ha individuato in me quell’esperienza amministrativa utile a poter ricoprire il ruolo di presidente del consiglio comunale". Un’indicazione che, però, si discosta da quella del resto della maggioranza che, durante la prima seduta del consiglio dello scorso 2 luglio, ha invece proposto il nome di Loris Ceredi eletto con la lista Civica Forlì Cambia. Lo stesso gruppo consiliare di Fratelli d’Italia ha votato Ceredi (Catalano si era astenuto).

Il quadro sembra mutare rapidamente. Una prima volta quando è tramontato il nome di Daniele Mezzacapo, pur indicato dai partiti e dal sindaco. E ora di nuovo, dopo che sia Jacopo Morrone sia lo stesso Mezzacapo hanno ribadito di voler votare martedì per Marco Catalano. "La querelle relativa alla presidenza del consiglio si è aperta successivamente alle trattative dei vertici che avevano definito l’accordo – spiega l’ex assessore –, il mio partito è stato leale ai patti scaturiti dai tavoli delle trattative. La vicenda attuale della presidenza riguarda eventi politici successivi e non previsti".

Nei giorni scorsi, proprio a seguito dell’indicazione del nome dell’ex assessore da parte della Lega, si era ipotizzato un suo avvicinamento al partito di Matteo Salvini. "Il mio partito è Fratelli d’Italia – precisa lo stesso Catalano, che ha ricevuto 454 preferenze, secondo più votato nella lista dopo Vincenzo Bongiorno –, sono stato consigliere e anche assessore per due anni cercando di portare il mio apporto alla città. Ho totale fiducia in Giorgia Meloni e nella dirigenza del mio partito. Sono e sarò di Fratelli d’Italia", dice smentendo sia le voci di una sua delusione, sia chi lo vuole prossimo a cambiare casacca. E facendo anzi un passo avanti: "Penso che sia nell’ordine delle cose – confida – che il mio partito voti per me". In merito, invece, alla carica del presidente del consiglio comunale, "ritengo che sia un ruolo anche più importante di quello di assessore – afferma –, lo riterrei un grande onore e penso che sarei in grado di ricoprirlo al meglio delle mie capacità, in maniera imparziale, indipendente, ma non incolore".

Ieri mattina Fratelli d’Italia non aveva ancora una data esatta per una riunione in vista del consiglio comunale di martedì. "Potrebbe essere domani o addirittura nella mattinata del giorno dopo. L’intesa è quella di votare Ceredi, se non intervengono novità", diceva un influente esponente di quel partito. Attenzione, perché il regolamento del consiglio comunale dice che al quarto scrutinio accedono i due più votati al terzo (il primo si è svolto, con un nulla di fatto, martedì 2 luglio al Villa Romiti). Se Fratelli d’Italia convergesse sulla proposta leghista, assommerebbe 10 voti. Se a Ceredi restassero i voti della Civica (6, al netto di Alessandra Ascari Raccagni che nella prima ‘conta’ si è astenuta) e magari di Forza Italia (3) si fermerebbe a 9: un risultato che lo escluderebbe addirittura dal ballottaggio (il centrosinistra dovrebbe portare Giovanni Bucci a quota 11; il consigliere candidato aveva scelto di non votare per sè).

Se questo fosse lo scenario, la mossa ‘costringerebbe’ la parte civica e moderata della coalizione a votare per Catalano al ballottaggio. O addirittura prima, per evitare spaccature. "Non ho nulla contro Ceredi, sia chiaro – precisa il suo competitor interno –, ma la sua candidatura non è sostenuta dalla totalità della sua lista civica". Il riferimento è appunto ad Alessandra Ascari Raccagni.

Questo scenario è plausibile? Nello stato maggiore leghista ci credono: e se anche Catalano non dovesse indossare la spilla col simbolo di Alberto da Giussano, rovinerebbero comunque i piani della Civica, vero bersaglio degli attacchi di Daniele Mezzacapo nella conferenza stampa di venerdì. Il punto è come reagirà il partito di Giorgia Meloni, che era molto irritato per il comportamento dei leghisti durante le trattative e che ha scelto di non puntare sul suo primo assessore per il Zattini-bis. "Dipende tutto da Fratelli d’Italia", sussurra un civico. Il pomeriggio di martedì si preannuncia sempre più caldo.

Matteo Bondi

Marco Bilancioni