di Andrea Colombari
Forse si tratta solo una singolare coincidenza. Di quelle coincidenze tuttavia capaci di alimentare il fuoco dei dubbi: perché giusto il giorno prima della morte del 67enne Danilo Molducci – fino alla pensione medico di Campiano –, un investigatore privato che il defunto aveva contattato tempo addietro per una indagine sul suo patrimonio, lo aveva cercato invano per comunicargli quello che era l’esito delle verifiche. Una circostanza questa che deve avere probabilmente avuto un certo peso nella scelta della procura di bloccare la salma quando ormai la famiglia aveva già contattato la locale agenzia della pompe funebri per l’ultimo saluto al loro caro. E di procedere invece con l’autopsia giudiziale per l’ipotesi di reato di omicidio volontario.
Oggi l’esame verrà affidato al medico legale veronese Dario Raniero, circostanza che già da lunedì scorso ha portato alla notifica di due avvisi di garanzia: oltre alla collaboratrice domestica, una 51enne di origine romena che da paio di anni aiutava il 67enne provato da una lunga malattia, l’atto ha raggiunto anche il figlio del medico, il 39enne Stefano Molducci di Terra del Sole, noto ai più per il suo impegno politico quale segretario (dimissionario) del circolo del Pd del comune di Castrocaro e Terra del Sole. E in attesa dell’esito dell’autopsia, che inquadrerà le possibili piste investigative, torniamo alla fine della scorsa settimana.
In particolare, secondo quanto emerso, la prima telefonata dell’investigatore risale esattamente a giovedì, vigilia del decesso del 67enne. Il defunto medico lo aveva nominato tempo fa per fare completa chiarezza sulle movimentazioni dal suo patrimonio – decisamente cospicuo – e lo aveva individuato fuori dal territorio regionale forse per non rischiare di creare tensioni in famiglia. Al momento non sappiamo se la richiesta fosse nata da sospetti specifici o da una generica necessità di avere tutto sotto controllo né chi avesse eventualmente delega a operare su quel patrimonio anche se è normale che qualora un anziano versi in condizioni di precarietà fisica (per muoversi, il 67enne aveva bisogno di una carrozzina) possa essere qualcun altro a occuparsi di tante incombenze economiche. Né sappiamo quale esattamente fosse la notizia che l’investigatore aveva premura di comunicare al suo cliente.
Di fatto quando il professionista ha composto il numero del 67enne, a rispondergli è stata la collaboratrice domestica: in quel momento il medico non poteva rispondere perché stava riposando. Una situazione del tutto ragionevole per una persona dalle compromesse condizioni fisiche, costretta da anni a seguire un adeguato programma sia farmaceutico che fisioterapico. Ecco che allora l’investigatore, evidentemente mantenendo il riserbo sulla comunicazione da riportare, ha rinviato all’indomani mattina quella chiamata. E così ha fatto: stavolta a rispondergli era stato il figlio del 67enne: per dirgli che il padre era appena morto.
Era accaduto tutto in fretta: il 67enne si era sentito male e la collaboratrice domestica aveva pure provato a chiamare il 118: ma gli operatori sanitari al loro arrivo all’abitazione attorno alle 10.30, non avevano potuto fare altro che constatare il decesso. E tutto sembrava ormai canalizzarsi verso il triste quanto ineluttabile epilogo di un percorso naturale. Almeno fino a quando i primi dubbi hanno raggiunto gli investigatori della polizia. Da quel momento la squadra mobile ravennate – coordinata dal pm Angela Scorza – ha cercato di ricostruire le ultime ore del defunto arrivando così alla telefonata dell’investigatore privato. Solamente una coincidenza e basta oppure un potenziale elemento di valenza probatoria? Per iniziare a rispondere a tutti questi dubbi, bisognerà attendere almeno il primo responso informale dell’autopsia di oggi.