Gabriele Zelli, amministratore di lungo corso, lei era assessore ai lavori pubblici e all’urbanistica durante l’amministrazione Masini, tra il 2004 e il 2009, nel periodo in cui partirono i lavori al cantiere del nuovo carcere. All’epoca, pensò anche lei al futuro della Rocca? "Quando si aprì il cantiere al Quattro si pensava che i lavori avrebbero avuto una durata ragionevole, cosa che poi non è stata. Già in quel periodo si pensava di farne una sede universitaria ulteriore rispetto a quelle che c’erano allora".
È il "sogno", testuali parole, di Gian Luca Zattini. Da allora molte cose sono cambiate: una su tutte, è stato realizzato il Campus affacciato su viale Corridoni. Pensa ancora che sia una buona idea? "Penso di sì. Non bisogna fare l’errore che si è fatto con l’ex Santarelli, ovvero quello di agire su un edificio senza pensare alle esigenze delle realtà vicine: la casa di riposo Zangheri ha bisogno di espandersi e quando si è progettato il futuro del Santarelli non si è tenuto conto di questa necessità. Abbiamo ancora del tempo davanti, bisogna pensare a chi ha bisogno di quegli spazi e l’università dice a gran voce da tempo di avere carenza di aule".
Quindi pensa più a realizzare una sede con nuove aule che a un vero e proprio secondo Campus che vada ad ampliare l’offerta formativa? "No, al contrario: se l’offerta rimane questa, è possibile che in futuro si veda una contrazione o una stabilizzazione di iscritti che renda meno urgente l’esigenza di spazi in più. Penso che la prospettiva migliore sia proprio quella di puntare su nuovi corsi che, l’abbiamo visto, hanno anche ricadute positive sul territorio".
Un eventuale calo degli iscritti rischia di rendere il progetto un buco nell’acqua? "Non facciamo l’errore di pensare alla Rocca come a un edificio immenso: quella del carcere è comunque una piccola parte rispetto al totale e a oggi contiene circa 120 detenuti. Una volta realizzate aule e laboratori, non parliamo di una struttura per migliaia di iscritti...".
Il professor Roberto Balzani, a questo proposito, ha obiettato parlando delle difficoltà dettate dai tagli del governo che ricadranno sul settore universitario. "Certamente bisogna fare i conti anche con questi problemi. Va comunque ricordato che a Forlì ci sono realtà pronte a spendersi per certi settori, una su tutte la Fondazione Cassa dei Risparmi. Però mi rendo conto che l’argomento è sfaccettato e complesso: penso che tutto quello che viene detto sul futuro della Rocca non possa prescindere da un dialogo costante e serrato che coinvolga tutte le parti in causa: Università, amministrazione comunale, Provincia e Ministeri".
Gli interventi necessari per trasformare la Rocca in un Campus 2 sarebbero inferiori rispetto alla realizzazione di una nuova struttura? "Il carcere è un edificio del 1890. Ha sulle spalle 135 anni e certamente i costi per adattarla sono pari a quelli del costruire un nuovo contenitore, ma il progetto avrebbe il pregio di dare un futuro alla Rocca".
Ha in mente un piano B, qualora quello legato all’università non dovesse andare a buon fine? "Non proprio. La spesa per la riqualificazione è così ingente che deve essere giustificata da uno scopo che ne sia all’altezza. E non ne vedo molti altri".