di Elide Giordani
Febbre, mal di testa, raffreddore. La solita influenza? Improbabile in agosto. È quasi certo che si tratti di Covid. La pandemia è in ritirata quasi totale e il virus si presenta più silente e meno invasivo, ma non si può dire che abbia lasciato il campo. "Mi sono contagiata al lavoro – dice una giovane donna –, altri colleghi avevano mostrato sintomi simili e il dubbio è stato presto confermato dal tampone: infettati dal Coronavirus".
Che non sia un caso raro, e che il maledetto virus ancora si annidi stabilmente tra noi, lo certifica l’ultimo bollettino (21-27 luglio) del ministero della Salute: 4.129 i casi accertati sul territorio nazionale. E l’Emilia-Romagna si attesta tra le regioni più colpite: 281 casi (il picco è in Lazio con 638 contagi), c’è anche un decesso che va ad aggiungersi ai 24 registrati su tutto l’ambito nazionale nella settimana citata. E quando il virus può colpire così forte da provocare vittime (quasi certamente fragili e molto anziani) non si può dire che la paura sia passata.
"Soprattutto per le persone anziane e quelle con altre patologie valgono ancora le misure igieniche e di difesa adottate nei momenti cruciali della pandemia. Col virus continueremo a fare i conti", dice la dottoressa Chiara Reali, direttore facente funzione Igiene Pubblica di Forlì-Cesena. "Il virus non è scomparso, ormai è evidente che alla sua presenza dobbiamo abituarci – ribadisce la dottoressa Reali –. In tutta l’Ausl Romagna registriamo circa 50-55 nuovi casi alla settimana". Più difficile testarne i sintomi poiché dalla conclusione ufficiale dell’emergenza nazionale (1° aprile 2022) questo elemento non viene più rilevato dall’Igiene Pubblica che raccoglie i dati con sistemi molto più automatizzati. "Quello che vediamo, tuttavia – dice ancora la dottoressa Chiara Reali – e che i ricoveri sono pochi, fortunatamente. L’ultimo bilancio romagnolo è di dieci casi, nessuno in terapia intensiva, dunque situazioni non gravi".
Ma la diffusione dei contagi, per quanto limitata, continua ad essere sotto la lente dei virologi e del Laboratorio di microbiologia di Pievesestina diretto dal professor Vittorio Sambri: "Processiamo ogni giorno circa 100 tamponi – dice il microbiologo – che rivelano una positività del 4,5 per cento. Sì, il contagio e la conseguente infezione sono ancora possibili". "È necessario continuare a testarne la presenza – aggiunge la dottoressa Chiara Reali – per capire come il virus possa evolvere attraverso le varianti e per non farci trovare impreparati se la situazione dovesse cambiare in peggio e in attesa dell’inverno, quando i contatti tra le persone aumentano e il Covid si presenta in contemporanea con l’influenza stagionale. Oggi, però, fortunatamente la situazione si presenta diversa e il virus trova una barriera immunitaria sia nell’alta percentuale di vaccinati che nell’immunità indotta in chi già è stato contagiato e ha sviluppato gli anticorpi".
Nessuna meraviglia dunque che ancora oggi, e fino al 31 dicembre 2023, non sia invalso l’obbligo delle mascherine per operatori, visitatori e utenti all’interno dei reparti di degenza delle strutture sanitarie, negli ambulatori e nei centri specialistici in cui si trovano pazienti fragili o immunodepressi, nelle sale d’attesa delle strutture sanitarie per i soggetti con sintomatologia respiratoria, nelle strutture sociosanitarie e socio assistenziali.