SOFIA NARDI
Cronaca

"I miei viaggi in Medioriente". Prati tra Iran e Afghanistan: "Regimi terribili, gente splendida"

Il forlivese Riccardo Prati ha girato in moto il Paese in cui è stata arrestata Cecilia Sala. E pochi mesi fa il regno dei talebani: "Problemi col visto, poi l’esperienza per me più affascinante".

Il forlivese Riccardo Prati ha girato in moto il Paese in cui è stata arrestata Cecilia Sala. E pochi mesi fa il regno dei talebani: "Problemi col visto, poi l’esperienza per me più affascinante".

Il forlivese Riccardo Prati ha girato in moto il Paese in cui è stata arrestata Cecilia Sala. E pochi mesi fa il regno dei talebani: "Problemi col visto, poi l’esperienza per me più affascinante".

I Paesi che ha visitato li ha contati: sono già 130 e la lista continua ad allungarsi. Niente lo può fermare, che sia in sella alla moto o in autostop, in un aereo o a bordo di una nave, il forlivese Riccardo Prati non smette mai di andare alla scoperta del mondo, consacrando la sua vita ai viaggi, molti dei quali li ha raccontati in libri autobiografici che raccolgono le sue avventure. Tra le sue mete molte sono fuori dalle rotte turistiche e non sono esenti da rischi. Quattro anni fa, ad esempio, ha visitato l’Iran in moto, una terra che in queste ore, prima con l’arresto e poi con la scarcerazione della giornalista Cecilia Sala, gli è riaffiorata prepotentemente.

"Viaggiando in Iran – ricorda – incontravo spesso dei posti di blocco con dei controlli anche molto severi. Già allora si respirava una certa tensione. Eppure, come spesso mi capita nei miei viaggi, notavo un grande contrasto tra la situazione sociale e politica e l’atteggiamento generale delle popolazioni". Un esempio in un aneddoto specifico: "Un giorno ebbi un problema alla moto e mi feci accompagnare da un abitante del luogo da un meccanico. Una volta tornato in albergo mi accorsi che avevo lasciato in officina i miei occhiali da sole, solo che non sarei mai riuscito a ritrovarla, in quel dedalo di strade sconosciute, così li diedi per persi. Invece, la sera, ecco che li ritrovai alla reception: il meccanico, senza sapere dove soggiornassi, si era impegnato per ritrovarmi e restituirmi un oggetto anche di valore, che avrebbe potuto tenere o rivendere. Dispiace molto vedere che queste persone, perlopiù perbene, non riescono a ribellarsi a regimi terribili".

Una delle sue ultime imprese è stata lo scorso autunno, ancora nel Medioriente che nel recente passato abbiamo associato a guerre, tensioni e disordini: Prati è partito alla volta dell’Afghanistan, anche in questo caso non senza difficoltà. "Sognavo di andarci da tempo – racconta –, ma le tante tragiche vicende che l’hanno visto protagonista mi hanno sempre scoraggiato. Da tre anni hanno preso il potere i talebani e, tutto sommato, il Paese ora è più sicuro per i viaggiatori, così ho deciso di partire".

Per poter entrare in Afghanistan serve un visto. "Io avevo un visto italiano, rilasciato a Roma, che però non è stato accettato: il regolamento era cambiato proprio in quei giorni. Così, semplicemente, sono stato rispedito indietro". Questo succedeva in settembre. "Ho scoperto che venivano accettati visti rilasciati a Dubai, perciò dopo un paio di settimane sono partito e ho fatto tappa lì, dove mi hanno rilasciato un permesso valido".

Il viaggio, a quel punto, è cominciato ed è andato avanti per due settimane. "Dicono che in Afghanistan non ci sia nulla da vedere. Nulla di più falso. È uno dei luoghi più belli che io abbia mai visitato e senz’altro il più affascinante. In particolare è meravigliosa la commistione di culture, incontrare tratti somatici diversi, diversi abiti, diversi usi… Tutti, però, sono disponibilissimi e generosi, pronti a condividere un pasto e a raccontare qualcosa di sé. Poi ho visto panorami mozzafiato e visitato siti archeologici favolosi che cinquant’anni di guerra non sono riusciti a cancellare".

Queste sono le luci, ma in Afghanistan ci sono anche tante ombre: "Sul campo dei diritti umani la situazione è drammatica, tant’è che sul posto ho incontrato tante associazioni umanitarie. Le donne non possono uscire da sole, né frequentare le scuole dopo i dodici anni. Il Paese, poi, è blindato, a Kabul a ogni incrocio c’era un posto di blocco con talebani armati fino ai denti e le persone sottostanno a divieti per noi assurdi, basti pensare che è vietata la musica. Eppure in un paese così martoriato e povero, la ricchezza umana è immensa".