Nel progetto di acquisizione di Unieuro, Fnac Darty ha ridotto ieri la condizione della soglia minima dal 90% al 66,67% del capitale della società. La mossa, come spiegato in una nota, riflette la determinazione del gruppo francese di portare a termine con successo l’offerta pubblica sul gruppo che ha il proprio quartier generale a Forlì. "Questa soglia di partecipazione – spiegano i francesi – permetterà agli offerenti di proporre e di deliberare, nell’assemblea degli azionisti di Unieuro, la fusione di Unieuro in una società non quotata, nel rispetto della disciplina in materia di operazioni con parti correlate, così ottenendo la revoca della quotazione delle azioni di Unieuro".
Senza il 10% di Giuseppe e Maria Grazia Silvestrini, che hanno giudicato l’offerta troppa bassa, il traguardo del 90% era diventato impossibile. "Gli offerenti comunicano la propria decisione di modificare la condizione ‘soglia minima’, riducendo la partecipazione necessaria: questa si considererà avverata con almeno il 66,67% del capitale sociale". C’è tempo fino al 25 ottobre: la valutazione delle azioni è di 12 euro e questa, ripetono i francesi, prefigura un premio del 42%, "ritenuto anche congruo dal punto di vista finanziario dai due consulenti indipendenti nominati dal consiglio di amministrazione di Unieuro".
Lo scenario è cambiato? In parte. Fnac Darty ribadisce di voler arrivare al delisting (cioè l’addio alla Borsa), come già annunciato. Anche prima di ieri, in caso di mancato raggiungimento della soglia minima (quando questa era fissata al 90%), il gruppo del miliardario Daniel Kretinsky poteva comunque procedere. Di certo, se la maggioranza fosse dei due terzi, si allungherebbero i tempi visto che sarebbe necessario convocare un’assemblea straordinaria. La novità di ieri è che si fa esplicito riferimento a una successiva fusione di Unieuro con una società già controllata da Kretinsky. Questa, finora, era una delle ipotesi. Le cui conseguenze sono tutte da valutare. In merito, né Unieuro né Fnac Darty hanno rilasciato ieri ulteriori dichiarazioni.
Se i francesi mostrano così "la determinazione a portare a termine con successo l’offerta pubblica", possono ottenere un risultato: una forte spinta agli azionisti a vendere le proprie quote. Perché? Se le azioni non saranno più quotate in Borsa, dopo l’Opa sarà più difficile venderle. Soprattutto alla cifra che viene offerta oggi. Né darebbe frutti restare come una sorta di ‘opposizione interna’. Ieri le azioni passate di mano dall’inizio dell’Opa sfioravano l’1,8%, dunque ancora molto poco. Ma secondo gli analisti l’operazione entrerà nel vivo a partire dalla prossima settimana. Ad ogni modo, le società francesi Iliad e Amundi dovrebbero fare squadra con Fnac Darty portando complessivamente il loro 17%.
"Gli offerenti – rassicura il colosso d’Oltralpe – sono fermamente convinti che la creazione di un rivenditore leader nel settore della vendita al dettaglio di elettronica di consumo, elettrodomestici e prodotti editoriali e servizi in Europa meridionale e occidentale rappresenti un vantaggio per tutti i clienti e i dipendenti e intendono mantenere tutti i lavoratori di Unieuro".
Gianni Bonali