Forlì, 28 giugno 2023 – L’imprenditore Gianluca Pini – che resta in carcere dopo il Gip del Tribunale di Forlì ha rigettato la richiesta di revoca o sostituzione della misura cautelare con i domiciliari presentata dal suo legale – aveva tre grandi progetti nel cassetto, di cui aveva parlato più volte con le persone a lui vicine. A volte anche pubblicamente con la stampa. Si tratta di operazioni assolutamente estranee all’inchiesta che ha portato al suo arresto (anche se il teorema dell’accusa guarda con sospetto potenzialmente ogni sua attività economica). E sono anche progetti importanti, che danno in qualche modo la misura della visione (o dell’ambizione...) imprenditoriale, perché ciascuno di loro avrebbe sbloccato una parte importante di città.
Il primo su cui l’ex parlamentare si è pronunciato, uscendo anche sul Carlino, è stata la partecipazione al futuro di palazzo Talenti Framonti in piazza Saffi. Ovvero l’ex Eataly, che la Fondazione Cassa dei Risparmi – proprietaria dell’immobile – rinominerà Casa Romagna. Siccome è confermata la presenza di un ristorante, Pini (che tramite la società Codice gestisce già Don Abbondio, Ruggine e Ginetto) voleva provarci. Una volta confessò: "Stiamo cercando di fare il progetto migliore possibile per essere scelti". Si parlava di cinque proponenti. Il progetto dell’Officina Gastronomica (che è una branca della società Codice poi finita nella bufera per le mascherine) era sul tavolo della Fondazione, la quale ha scelto un altro percorso (che prevede una consulenza esterna), molto lungo. L’ex leghista pensava a "spazi per eventi legati al mondo del cibo e, in particolare, all’agricoltura".
In questo àmbito, in fin dei conti, realisticamente a breve la Fondazione comunicherà qualche passo avanti che prescinderà dalla vicenda di Gianluca Pini. Ma c’erano altre situazioni che l’imprenditore arrestato monitorava da tempo. Una era quella dell’ex Enel, un cubo di cemento considerato unanimemente uno dei più brutti palazzi di Forlì. Che però si trova in una delle posizioni più invidiabili: all’angolo tra via Leone Cobelli e piazza Guido da Montefeltro, praticamente di fianco al San Giacomo e ai musei San Domenico. Il 4 ottobre 2020 il Carlino diede conto di un "gruppo imprenditoriale interessato ad acquistare l’immobile". Quel (breve) articolo nasceva proprio da una mail che Gianluca Pini mandò alla nostra redazione qualche giorno prima, sollecitato da un servizio che si era occupato dei problemi dell’area: "Circa un mese fa, insieme a una cordata di imprenditori amici, abbiamo dato mandato a un professionista di trattare l’immobile con l’attuale proprietà. Il progetto, legato alla ricettività e allo sviluppo dell’area del San Domenico sarà naturalmente sottoposto all’Amministrazione comunale prima di essere reso noto, ma l’intenzione è di fare di quel posto fatiscente un modello di ricettività, non solo turistica, per la Forlì del futuro". In sostanza, un hotel da 4.500 metri quadri a un passo dalla principale attrazione turistica cittadina. Affare poi sfumato: da anni l’ex Enel passa da un fondo d’investimento a un altro, con logiche finanziarie slegate dal recupero. Chi conosce Pini dice che l’idea era rimasta (anche perché uno dei suoi ristoranti, il Don Abbondio, è lì vicino).
Pini, inoltre, era "consulente" di Sviluppo Immobiliare Nord Est, la società che ha acquisito l’area ex Esselunga, così nominata perché era destinata ad accogliere il primo insediamento del marchio nato in Lombardia, anche se in realtà non è mai arrivato. Perché fu proprio Sviluppo Immobiliare Nord Est nel dicembre 2020 a rilevare lo spazio tra le vie Bertini e Balzella dove Omnia srl avrebbe costruito il nuovo supermercato (e non solo). Pini non era direttamente coinvolto, ma seguiva da vicino la situazione. Lo scorso autunno gli scenari erano due: il primo, quello di partire con la costruzione di un supermercato da 1.500 metri quadrati, come previsto dal piano comunale del commercio (con una catena già interessata; il nome però non è mai emerso); il secondo, quello più interessante, prevede un cambio urbanistico da commerciale a residenziale, con 26 ville e 40 villette a schiera e quattro residence verdi nello stile del ‘bosco verticale’ ideato a Milano dall’archistar Stefano Boeri, con le facciate interamente coperte da alberi e piante. Poi parco, asilo, piscina. Lavori da 3 milioni di euro. Il sindaco Gian Luca Zattini disse di preferire questa soluzione all’ennesimo supermercato (con vari comitati già sul piede di guerra). Ma da otto mesi non si è mosso nulla: né i lavori per il supermercato né lo sblocco di un iter complesso, che comprenderebbe un voto del consiglio comunale sulla variante urbanistica.