Le temperature schizzano verso l’alto e torna, puntuale, l’impennata nei consumi di gelato: un’abitudine estiva che rischia di costare cara soprattutto ai forlivesi, almeno stando all’ultimo rapporto del Centro di formazione e ricerca sui consumi (Crc), che ha elaborato i dati pubblicati sull’apposito osservatorio del ministero delle Imprese e del made in Italy.
Secondo lo studio, che mette a confronto i prezzi attuali di una vaschetta di gelato industriale da 1 chilo in tutte le città italiane con quelli in vigore nel 2021, Forlì sarebbe la città in cui il prezzo praticato è il più alto d’Italia: ben 8,28 euro, contro una media nazionale pari a 5,86. Più di Firenze (7,79 euro), Bolzano (7,39), Ancona (7,13) e Milano (7,08), le altre località balzate in cima alla graduatoria. Attenzione: la poco invidiabile classifica delle città si riferisce al solo gelato industriale, ovvero quello distribuito in supermercati e discount.
Una vaschetta di gelato artigianale da 1 kg, infatti, in Italia costa dai 20 ai 28 euro, con aumenti compresi tra +20% e +30% rispetto all’estate 2021. Sebbene la determinazione dei prezzi nei canali della grande distribuzione dipenda da numerose variabili – che riguardano non solo il gelato, ma tutte le categorie merceologiche – il dato di fatto è certamente che, negli ultimi 3 anni, il prezzo di questo grande classico estivo è generalmente cresciuto: per un cono piccolo, infatti, raramente si spendono meno di 3 euro. Abbiamo chiesto, allora, a un illustre rappresentante dei maestri gelatieri forlivesi – il pluripremiato Luca Lombardi, patron di ‘Gelatomania’ in via Ravegnana – di provare a spiegare le ragioni di un incremento così importante (quasi doppio rispetto al tasso di inflazione, che nel triennio 2021-2022-2023 si è attestata al 15,7%).
"Negli ultimi due anni, in particolare, abbiamo subito un forte rincaro di quasi tutte le materie prime, da latte e latticini a cacao e derivati, fino allo zucchero – esordisce Lombardi –. Tali aumenti, anche del 30-40%, hanno pesato sui costi già alti che gravano sulla produzione: a farne le spese è specialmente chi lavora con ingredienti d’eccellenza, ma è costretto a praticare gli stessi prezzi di chi si accontenta di semilavorati, polveri e olii vegetali di scarsa qualità".
E, a proposito dei prezzi ‘pazzi’ del prodotto industriale, Lombardi risponde così a chi si lamenta dei 3 euro per una coppetta di gelato artigianale: "In una coppetta servita nel mio locale ci sono almeno 110 grammi di gelato, realizzato con materia prima fresca, di qualità, senza conservanti né additivi. In qualsiasi bar o bottega di alimentari, il gelato a stecco più famoso d’Italia pesa 69 grammi, è un prodotto industriale e ha lo stesso prezzo della mia coppetta". Il gelatiere forlivese ribadisce, infine, l’importanza di quel lavoro di ricerca e incessante sperimentazione con cui, ogni estate, gli artigiani realizzano nuovi gusti in grado di intercettare i trend di mercato: "Oltre ai ‘must’ come pistacchio e nocciola, da sempre i più richiesti, per il mese di luglio abbiamo proposto couscous dolce e caffè d’Oriente. Due novità che ci stanno dando grande soddisfazione", conclude Lombardi.
Maddalena De Franchis