di Oscar Bandini
Francesca Pondini, 47 anni, dipendente del Gruppo Amadori a Cesena, sposata e con due figli, molto conosciuta e da tanti apprezzata, si candida a sindaco di Galeata.
Pondini. Una scelta coraggiosa la sua.
"Premetto che sono alla mia prima esperienza politica, ma è da un anno che penso di mettermi in gioco perché voglio troppo bene al mio paese e non lo lascerei per nessun motivo anche se le occasioni le ho avute. Faccio la pendolare Galeata-Cesena quando avrei potuto trasferirmi, anche perché mio marito, che è ingegnere, lavora nelle Marche".
Alla frase tipica dell’antipolitica ‘Chi me lo fa fare’ lei cosa ribatte?
"Che se tutti continuiamo a lamentarci delle situazioni anche locali che non vanno e poi nessuno si impegna per cambiare allora le nostre comunità si spengono lentamente. Ecco perché mi metto a disposizione per dare una mano a Galeata per migliorare alcune situazioni critiche".
Scendiamo nel concreto. Quale tipo di lista vuole mettere in campo?
"Assolutamente una lista civica in fase di progettazione, formata da cittadini che avranno certamente le loro idee politiche, ma la lista non dovrà essere caratterizzata dal punto di vista partitico. Su questo sarò intransigente. Ho già in mente come dovrà essere in parte formata e alcune adesioni le ho già in tasca, ma al momento non svelo nessun nome".
Quali saranno le priorità del suo programma?
"E’ presto per parlare di programmi. Adesso inizia una fase di consultazione e di approfondimento. E’ inutile ora parlare di lavori, opere pubbliche e servizi. Lo farò nelle prossime settimane dopo aver verificato che il mio messaggio sia stato recepito. Di sicuro vorrei essere il sindaco di tutti, se i cittadini mi daranno fiducia e la mia priorità sarà di ristabilire un clima di rispetto nella comunità, sfilacciato negli ultimi decenni da scontri personali ed umani sopra le righe. Galeata ha bisogno di tornare alla normalità e alla pace sociale".
Un programma comunque che si annuncia ambizioso e ampio, il suo.
"Sono molto religiosa, faccio la catechista e sono molto attiva in parrocchia partecipando ed organizzando varie iniziative in collaborazione anche con le associazioni paesane. Vi assicuro che sono tante le persone che la pensano come me. La differenza in un Comune non la fa un cantiere in più o in meno, ma la qualità del tessuto sociale che spinga i cittadini a mettersi in gioco per il bene della comunità. Non basta più solo votare per sentirsi cittadini, ma dedicarsi al bene comune partecipando. Io voglio provarci".