La sentenza di primo grado sul delitto Severi si occupa – benché marginalmente – anche della pista alternativa. Più volte la difesa ha chiesto di indagare nel mondo dei night e, forse, della prostituzione. Un suggerimento a cui la Corte d’Assise ha dato poco peso. Secondo la sentenza, si è trattato di "un argomento suggestivo smentito dalle evidenze processuali".
Ci si è occupati di cercare eventuali altri colpevoli? Sì, sostengono i giudici. A cominciare dai tabulati telefonici, con un’indagine estesa a "1,4 milioni di ‘eventi’". Con questo termine, generico, si indica tutta l’attività del telefonino della vittima: telefonate ricevute, effettuate, sms, messaggi Whatsapp, eventuali fotografie ricevute. Gli inquirenti non hanno trovato nulla che facesse pensare ad altri possibili colpevoli. L’Assise ha concordato con questa impostazione.
Franco Severi frequentava i night? Sì, uno a Bertinoro, in passato. Daniele lo sapeva: gliel’aveva detto un conoscente. Una volta l’aveva seguito e l’aveva visto arrivare fin là. Era diventata una specie di "ossessione", annota la sentenza: che Franco potesse così sperperare i proventi del fondo agricolo che sentiva suo (come scrive un testamento firmato dal padre Attilio ma ritenuto falso dai fratelli e dubbio dalla stessa corte). Insomma, anche le eventuali frequentazioni notturne della vittima – secondo i giudici – non significano che sia stato un altro a uccidere Franco, bensì rafforzano le tensioni fra i fratelli, principalmente di ordine economico.
La sentenza, in realtà, dà un quadro della personalità della vittima lontana dagli scenari più torbidi. Franco aveva frequentato un locale notturno ma solo – ha chiarito la titolare nel corso del processo – fino al 2018. "Poi non l’abbiamo più visto". Conduceva anzi "una vita ritirata". Era una "persona parsimoniosa e oculata nelle spese". Aveva reinvestito la somma versata dall’assicurazione per un incendio. Non ci sono "elargizioni e sperpero di denaro nei night club".
Daniele aveva sollevato dubbi sul ritrovamento dei guanti, nel cofano dell’auto, quelli risultati poi sporchi di sangue del fratello: "Ce li avete messi voi", ha detto sia sul momento che in aula. La corte sottolinea che non ha mai chiarito a chi si riferisse con quel "voi". Quanto al fatto che non esiste un filmato del ritrovamento, i giudici dicono che non era del resto previsto che si facesse una ripresa video della perquisizione.