C’è ancora la possibilità per evitare che la Camera di Commercio della Romagna esca dalla compagine societaria della Fiera di Forlì, della quale fa parte con il 27,5% delle quote? Se lo chiedono le associazioni di categoria del forlivese, che ieri hanno espresso le loro posizioni a Carlo Battistini, presidente della Camera di Commercio, durante un incontro nel corso del quale si sarebbe dovuto parlare di razionalizzazione delle società partecipate. Alla fine, come previsto, si è parlato sostanzialmente della sola Fiera.
"Confesercenti ha chiesto formalmente al presidente Battistini che l’argomento torni ad essere discusso in giunta – dice Giancarlo Corzani, direttore dell’associazione di categoria –, così da lasciare il tempo agli altri soci della Fiera, in primo luogo Fondazione Cassa dei Risparmi e Comune di Forlì, di continuare a lavorare per un’aggregrazione con le altre realtà vicine", cioè Cesena e Rimini. L’ipotesi che nasca un sistema fieristico romagnolo non è nuovo. "È messa nera su bianco da almeno tre mandati della Camera di Commercio. Ora dico: mettiamoci attorno a un tavolo. Se ci si aggrega con altri, la Camera di Commercio non avrebbe più ragione di uscire dalla Fiera. Rimandiamo il recesso e aspettiamo l’assemblea di bilancio della Fiera: c’è tempo fino a maggio per convocarla".
Va detto che il primo atto attraverso il quale la giunta camerale ha scelto di uscire dalla Fiera è del 2022 (ne sono seguiti poi altri, a quanto risulta con decisioni prese all’unanimità). Possibile che chi siede nella giunta camerale – cioè i rappresentanti delle stesse associazioni di categoria, ad eccezione di Confcommercio Forlì – non abbia poi riferito dell’evolversi dell’iter ai propri referenti? Questi hanno appreso dal Carlino che gli organi della Camera di Commercio avevano deliberato l’addio alla società-Fiera.
Luca Morigi, presidente di Confartigianato Forlì, la Fiera la conosce bene, essendone stato vicepresidente. "A me come ad altri non sta bene essere stato convocato dopo che la Camera di Commercio una decisione l’aveva già presa. Come spiego quanto successo? Beh, quando venne ceduta a Rimini il nostro pezzo pregiato, cioè Fieravicola, ci fu un accordo non scritto in base al quale i riminesi avrebbero dovuto dirottare le loro fiere più piccole da noi: questa collaborazione non c’è mai stata". Morigi non accetta che "il nostro territorio subisca tutto questo. Nessuno ha avuto un tessuto economico martoriato come il nostro da alluvioni, terremoto e frane. La scelta della giunta camerale è un modo per togliere potenzialità alla nostra economia". Si dovrebbe invece seguire "la linea tracciata dal presidente della Regione, de Pascale, che ha detto che si impegnerà a fare ragionamenti ‘territorialmente vasti’, a partire dagli aeroporti". Ognuno cioè con un proprio ruolo ben preciso. "Per le fiere dovrebbe essere lo stesso".
Alberto Zattini è il direttore di Ascom-Confcommercio: "Gli organi della Camera di Commercio hanno già votato all’unanimità l’uscita dalla Fiera, per questo ho definito l’incontro ’inutile’ – è la premessa –. Da parte nostra abbiamo espresso totale contrarietà al provvedimento. Evidentemente ci sono associazioni economiche che hanno una visione romagnola e altre una visione territoriale. Ed è evidente la debolezza del sistema associativo forlivese. Continuano a prevalere i campanili: alcuni producono risultati, altri no. Indebolire la Fiera è un errore strategico. La colpa, ripeto, è dei rappresentanti delle associazioni di categoria che siedono in giunta, e noi non ne facciamo parte: ci sembra di vivere la situazione di Sapro, gestita integralmente dalle associazioni. Quando le cose si misero male, nessuno sapeva niente delle decisioni prese".
Ieri il presidente Battistini (che non è stato possibile raggiungere telefonicamente, così come il rappresentante di Cna), ha ribadito che l’addio alla Fiera è una scelta. Dunque non dipenderebbe dai vincoli della legge Madia, che impone un livello minimo di fatturato nell’ultimo triennio. Il bilancio 2023 della Fiera si è chiuso con un utile di 31mila euro.
Resta lo spazio per fare marcia indietro? Al momento la Camera di Commercio non ha ancora inviato la pec agli altri soci – in primis Fondazione Carisp e Comune di Forlì –, così da formalizzare la volontà di recesso. L’immagine che ne esce è di un territorio romagnolo dove Forlì continua a essere l’anello debole.