
Il personale del Cusb mostra una tecnica per respingere le aggressioni. È gratuito
Quanto vale il detto secondo il quale "la miglior difesa è l’attacco"? Per Francesco Mazzanti, che dell’insegnamento delle tecniche di autodifesa ha fatto una professione, proprio niente: per lui, la miglior difesa è, banalmente, la difesa. A partire dalla postura del corpo, in diagonale rispetto all’aggressore, con le braccia proiettate in avanti, per tenere sempre un certo distanziamento. E poi il passo e le gambe, mai una dietro all’altra: è soprattutto una questione di equilibri e leve.
Senza trascurare la prevenzione, cioè il rispetto di alcune semplici regole: se sei in una strada buia, di notte e nessuno può venire a prenderti, chiama qualcuno e tienilo in conversazione finché non arrivi a casa; evita di coprire la testa con un cappuccio che ti impedisce la piena visuale dell’ambiente che hai intorno.
Insomma, si direbbe che una regola fondamentale consista anche nell’imparare piccole strategie, finalizzate a evitare di prenderle. Questa l’impostazione del corso di autodifesa che è iniziato sabato scorso presso la palestra Linoleum (ingresso al civico 1 di viale Roma). Gratuito, finanziato dal Comune, secondo un progetto non inedito, ma che, per la prima volta, è stato realizzato in collaborazione con il Cusb, il Centro Universitario Sportivo di Bologna. Il programma si sviluppa in trenta ore, diluite in dieci incontri, ogni sabato dalle 15 alle 18 fino al 31 maggio. Ed è destinato alle donne.
"Pochi mesi fa abbiamo organizzato un evento, con la partecipazione di psicologi e istruttori, centrato sul tema della difesa personale – spiega Alessandra Altamore, collaboratrice del Cusb –. Ora, abbiamo vinto questo bando del Comune di Forlì e possiamo trasferire le nostre competenze nel campo dell’autodifesa femminile".
Tra i partecipanti al corso, con il doppio ruolo di discente e docente, c’è la psicoterapeuta Simonetta Giunchi, che ha tra i propri assistiti anche molte donne vittime di violenza occasionale o domestica. "Ho aderito subito all’invito di Francesco a partecipare. Quello che cercherò di far capire è cosa succede ad una persona quando subisce un’aggressione – spiega –. Descriverò i vissuti che questi traumi provocano. Si determina una situazione di allerta costante, che crea una perdita di facoltà cognitive ed emotive. E spiegherò come fare per uscirne. Magari con una terapia breve che ripristini un’armonia".
Il corso ha registrato subito il pieno di iscrizioni, con 37 donne, dai 20 ai 50 anni, che hanno aderito con convinzione. "L’ho consigliato anche a mia figlia, che frequenta il primo anno del liceo classico – dice Lucia, una delle partecipanti –, ma abbiamo saputo che sarà organizzato un corso anche per gli studenti del liceo e, probabilmente, frequenterà quello". "Ho aderito perché, penso che possa tornare utile – spiega Cecilia, che conclude con un pizzico di fatalismo –: non si sa mai". Per informazioni si può scrivere a cubs.fo@unibo.it