Forlì, 24 gennaio 2023 – Tonino Bernabè presidente di Romagna Acque-Società delle Fonti SpA. A Ridracoli siamo fuori dall’emergenza finalmente?
"Andiamoci piano, la situazione è nettamente migliorata, ma non in assoluto. Ora siamo nella fase di stoccaggio e di accumulo delle risorse idriche per mettere in sicurezza tutto il sistema idrico romagnolo che comprende oltre a Ridracoli, il Cer, le fonti e i pozzi".
E’ innegabile che i volumi d’acqua nel lago siano aumentati parecchio grazie alle piogge e alla neve.
"Certamente. Domenica scorsa in diga c’erano 72 centimetri di neve, 20 in più del giorno prima. Il livello del lago lunedì ha raggiunto i 550 metri sul livello del mare ( a - 6,80 metri dallo sfioro) e i volumi d’acqua pari a 26 milioni di metri cubi sul massimo di 33 milioni. In definitiva in una settimana siamo passati dai – 2,553 metri sotto la media storica a un + 1,390 sopra".
Grazie alle piogge la grande paura è passata?
"Stiamo attenti a non farci prendere da facili entusiasmi perché i cambiamenti climatici non sono spariti come dimostrano i numeri. La media storica registrata a Ridracoli per quanto riguarda le piogge è di 1.428 millimetri all’anno. Nel 2022 ne sono caduti 1.164 con – 300 millimetri. Un meno consistente che ha condizionato la gestione del sistema. Ricordiamo che al 19 novembre 2022 in diga c’erano solo 8 milioni di metri cubi d’acqua. Poi sono arrivate le piogge con 148 millimetri in novembre, 249 in dicembre e a gennaio fino ad ora 189. Nel 2022 non c’è stato lo sfioro".
Molti pensano che in fondo la variabilità stagionale c’è sempre stata e quindi spesso si gridi al lupo al lupo.
"Sbagliato. La variabilità nelle precipitazioni sia per quanto riguarda le quantità che la loro distribuzione nel tempo creano grossi problema al rifornimento idrico. Al 23 gennaio 2023 c’è la stessa acqua in diga del 2022, ma nel 2020 e 21 andava molto meglio con oltre 30 milioni di metri cubi. I periodi di siccità sono sempre più frequenti: nel 2007 in diga c’erano 11 milioni di metri cubi, nel 2012 9 milioni 300, nel 2017 15 milioni 900 e nel 2019 12 milioni e 600. I numeri parlano chiaro e bilanciare la gestione del sistema tra diga, Po attraverso il Canale Emiliano Romagnolo e pozzi non è semplice".
Quindi?
"Per mettere in sicurezza il rifornimento idrico per 1 milione di romagnoli e per fronteggiare la stagione balneare serve uno stoccaggio aggiuntivo di 20 milioni di metri cubi. Il Cer nel 2022 con la crisi del Po ha fornito la metà delle forniture, mentre i pozzi e le fonti locali sono andate sotto del 40% ed ora il livello è fissato a -17,5 metri con un recupero per fortuna di 2 metri. Le falde hanno bisogno di più tempo per ripascere le conoidi e se la neve dell’appennino si scioglierà lentamente sarà un bene sia per la diga che per le fonti locali".
Lei ribadisce quindi la necessità di captare nuovi volumi idrici in Appennino.
"Gli studi commissionati e quanto scritto nella ‘Dichiarazione d’intenti per l’individuazione e il potenziamento dell’approvvigionamento idrico della Romagna’, firmata dai presidenti delle 4 provin ce, dai sindaci dei comuni capoluogo e di quelli di Bagno di Romagna, Premilcuore e S. Sofia, nel maggio 2022 vanno in questa direzione".
Una curiosità. Quando prevedete che la diga tracimi?
"Tra fine gennaio e prima metà di febbraio. In questo modo metteremo al sicuro l’estate".