Un incubo, capitato a tutti. Stare male una domenica d’agosto e chiamare la guardia medica. Ma nessuno risponde. Mille chiamate. Ma niente medici.
Medici che invece ieri mattina hanno dovuto rispondere al campanello di casa (nel Forlivese e nel Cesenate) e aprire la porta ai poliziotti della questura di Forlì e del commissariato di Cesena (con l’ausilio delle questure di Bologna e Venezia). Nesssuna emergenza medica, ma un’inchiesta giudiziaria in corso, diretta dal pm Andrea Marchini della procura di Forlì. I poliziotti esibiscono ai dottori un ordine di perquisizione. La scena si ripete in dieci abitazioni diverse. E dieci sono i medici indagati; reati contestati dai pubblici inquirenti: truffa, falso e interruzione di pubblico servizio. Un macigno per chi indossa il camice bianco.
Per la sanità territoriale, un terremoto. Scatenato dalla stessa azienda sanitaria della Romagna. Che ha pigiato lo starter delle indagini della procura dopo aver spedito un esposto ufficiale, sostanziato a sua volta da numerose mail e telefonate di furibonde doglianze di utenti che, debilitati da improvvise influenze nel weekend, specie d’estate, non erano mai riusciti a parlare con un medico di guardia.
Le prime risultanze dell’inchiesta – stando alla versione della pubblica accusa – sono pesantissime. Gli inquirenti parlano di "assenteismo sistematico da parte dei medici". Ovvero: i camici bianchi di guardia – adesso il servizio si chiama formalmente ’continuità assistenziale’ – invece di trovarsi in studio e rispondere alla chiamate o ricevere i pazienti, impossibilitati, nel fine settimana o di notte, a rivolgersi a propi medici di base, si sarebbero trovati "nelle loro abitazioni o in altri luoghi diversi...". Insomma, erano ovunque, ma non dove dovevano essere: in studio a curare i pazienti. Per gli investigatori inoltre, gli indagati spesso avrebbero "iniziato il proprio lavoro in ritardo di ore, arrecando gravi danni all’operatività del servizio...".
La cosa più grave, stando alla prospettiva ipotizzata dalla procura di Forlì, è che questi non sarebbero "episodi isolati ma diffusi, commessi a partire da agosto del 2023...". E a farsi di nebbia e andare chissà dove invece di stare in studio, secondo la pubblica accusa, sarebbero stati anche "anche giovani medici specializzandi". Cioè, dottori freschi di laurea. Un aspetto che ha irritato non poco l’Ausl romagnola, che ha avviato, nei confronti di alcuni giovani medici, "procedimenti disciplinari. Su tre medici che dovevano essere di turno – dicono fonti di procura –, due si erano allontanati...". L’inchiesta è all’inizio. E visto che è un terremoto, non si escludono altre scosse.
Maurizio Burnacci