Un tempo fulcro della lavorazione e distribuzione di uova e prodotti a base di pollame, l’ex Centrale avicola romagnola, con i suoi 28mila metri quadrati racchiusi in un triangolo di cemento tra viale Risorgimento e viale dell’Appennino, si erge oggi come un gigante abbandonato nel cuore del quartiere Ca’ Ossi, una delle zone più densamente popolate e ben servite di Forlì. Negli anni Settanta, il complesso riforniva tutta la Romagna, ma ora è teatro di degrado e abbandono, specchio delle difficoltà di riqualificazione urbana.
In disuso dal 2006, il sito – di proprietà della Regione Emilia-Romagna – comprende cinque edifici principali: il macello, l’ex incubatoio, le celle frigorifere, gli uffici e la casa del custode. Tutti gli stabili si trovano in stato di abbandono. Basta andare sul posto per cogliere segni di vandalismo e tracce che indicano che vengono utilizzati come rifugio di fortuna per senzatetto. Nel tempo, l’area è stata trascurata, accumulando rifiuti sparsi e diventando luogo di bivacchi, teatro di attività illecite e microcriminalità.
Di fronte alle proteste dei residenti, il Comune ha adottato alcune misure d’urgenza: lo scorso febbraio, sotto la supervisione della polizia locale e con la collaborazione della Cia-Conad e Pi2000, sono stati effettuati sgomberi, interventi di pulizia e installazioni di recinzioni e grate anti-intrusione per mettere in sicurezza il perimetro. Tuttavia, queste barriere sono state divelte e il cancello principale su viale Risorgimento è completamente aperto, lasciando l’area accessibile a chiunque.
I segni del degrado restano evidenti: vetri rotti, porte e finestre scardinati o distrutti, sacchi di rifiuti e bottiglie di birra sparse. Graffiti sui muri e giacigli di fortuna, tra cui alcuni cuscini di un vecchio divano blu e indumenti disseminati, testimoniano la drammatica quotidianità della zona. "È una porcheria" commenta una cittadina, esasperata. "È ora che buttino giù tutto – sbotta la signora Marta, che abita poco distante dalla Centrale –. Qualche mese fa c’è stata perfino una retata: la polizia aveva presidiato i cancelli per accerchiare la zona ma i delinquenti sono riusciti a scappare lo stesso". La struttura tre anni fa è stata definita ‘una bomba igienico-sanitaria’: "A volte, in base a come tira il vento – continua Marta –, sentiamo ancora le esalazioni maleodoranti degli scarti di macellazione". I residenti chiedono che la riqualificazione promessa diventi finalmente una priorità, risolvendo anni di trascuratezza e trasformando l’area in una risorsa per il quartiere. Lo stesso sindaco Gian Luca Zattini l’ha recentemente citata tra gli obiettivi del suo secondo mandato.
La struttura sorge in una zona strategica, fornita dei principali servizi, collegata dai trasporti pubblici e circondata da negozi, supermercati e uffici. Il declino della centrale avicola forlivese non è una novità: nel 2021, infatti, è stata inserita nel piano di alienazione e valorizzazione del patrimonio regionale, restando però per anni senza progressi. I politici forlivesi di centrodestra hanno spesso esortato la Regione a intervenire. Nel giugno 2024 la svolta: viene firmato un protocollo d’intesa tra Comune e Regione per avviare la riqualificazione, preludio all’apertura di un bando per raccogliere manifestazioni d’interesse. Le proposte dovevano essere compatibili con il tessuto urbano e portare benefici sociali e ambientali. I progetti potranno essere accolti previa demolizione degli edifici esistenti e, dove necessario, la bonifica della zona. Insomma, niente più degrado.
L’avviso è stato pubblicato a settembre e il 4 dicembre si è chiusa la finestra per presentare le domande. Al momento, risultano alcune offerte d’investimento concrete che saranno analizzate da Regione e Comune in maniera congiunta. L’ex Centrale avicola appare come una scheggia di passato intrappolata in un presente che corre veloce: mentre il resto del quartiere si muove, cresce e cambia, la zona dismessa sembra congelata, incapace di tenere il passo. Ora, il futuro della struttura è nelle mani delle istituzioni e di eventuali investitori.