QUINTO CAPPELLI
Cronaca

"Dedico il premio a papà Cappelli"

Vittoria, ’signora della danza’, sarà insignita domani del riconoscimento alla Camera dei deputati

"Dedico il premio a papà Cappelli"

di Quinto Cappelli

Romagnola di padre e bolognese di madre, Vittoria Cappelli è l’emblema perfetto dell’Emilia Romagna senza trattino. Domani "la signora italiana della danza" riceverà alla Camera dei deputati il riconoscimento alla carriera dalle mani del presidente della Commissione cultura, scienza e istruzione, Federico Mollicone, di cui fa parte anche la deputata forlivese Rosaria Tassinari. Il riconoscimento va alla Cappelli per la sua vita dedicata da oltre 40 anni alla danza, "perché il suo – come spiega la motivazione – è stato tra i più importanti contributi artistici del Novecento ed è tuttora vastissimo nel segno della promozione e valorizzazione delle arti, delle bellezze culturali e storiche".

Anche Bologna onorerà la sua straordinaria carriera, come ha comunicato il sindaco Matteo Lepore, che le consegnerà la ‘Turrita d’argento’ "per l’impegno e la dedizione alla danza diffusa alle nuove generazioni". Se il successo nella danza le è arrivato dai più grandi artisti a livello nazionale e internazionale e dall’aver portato la danza in prima serata alla Rai, Vittoria Cappelli non ha mai dimenticato Rocca San Casciano, la culla della famiglia, dove il nonno Licinio trasformò l’omonima tipografia in casa editrice nazionale e dove il babbo Carlo Alberto la portava da bambina, insieme alla sorella Carlina, "a sentire l’odore dell’inchiostro delle rotative e ad apprendere l’amore per i libri".

Signora Cappelli, che altri ricordi le sono rimasti della tipografia Cappelli di Rocca San Casciano?

"Per noi bambine era il luogo delle meraviglie. Qui abbiamo imparato a fidarci di nostro padre Carlo Alberto, un uomo meraviglioso e un maestro di vita, un vero libraio ed editore, e poi un grande impresario della cultura italiana sotto le forme della prosa, lirica e danza, al Teatro Comunale di Bologna e all’Arena di Verona".

Dov’è nato il suo amore per la danza, per la conoscenza e diffusione della quale ha dedicato una vita?

"Avevo 5 anni quando assistevo dal palco di proscenio, insieme a mia sorella, agli spettacoli del Comunale di Bologna. Ho amato subito prosa e lirica, ma nessun’altra arte mi emoziona come la danza, che è diventata una passione e una professione quando nel 1971 ho incontrato Carla Fracci, che si esibiva in ‘Romeo e Giulietta’ all’Arena di Verona. Nel 1972 organizzai il mio primo spettacolo in piazza Maggiore a Bologna: ‘Moda, danza e musica’".

Quando ha iniziato a collaborare con la televisione?

"Nel 1986 con ‘Questa è l’Arena, qui è nata Maria Callas’, spettacolo dedicato a mio padre e trasmesso da Rai 1 in mondovisione".

Dal 1987 al 2010, lei e Vittoria Ottolenghi avete portato la danza nelle principali piazze d’Italia e d’Europa, con Rai 1 che trasmetteva in prima serata e in mondovisione. Perché le piazze?

"Sono il cuore delle città, il luogo dove si sta insieme, il centro della cultura e della bellezza, rese vive dai più grandi danzatori: da Nureyev a Carla Fracci, da Alessandra Ferri a Vladimir Derevianko. Nel 1999 portammo con grande emozione la danza perfino nel Colosseo, con uno spettacolo del Bolshoi".

E’ per questo che l’associazione Carlo Alberto Cappelli di Rocca San Casciano ha dedicato a suo padre l’omonimo premio per XXX edizioni in piazza a Rocca, grazie all’infaticabile presidente Dodo Frattagli?

"Sì, e sarei felice di riportare presto giovani danzatori in piazza a Rocca per ricordare mio padre e per scoprire giovani talenti, come faceva lui, perché la danza è emozione e poesia, ma anche rigore e disciplina, la danza è bella e affascinante sempre e in tutti i modi".

Anche il liscio e il valzer, tanto amati in Romagna?

"E’ un bellissimo ballo popolare e raffinato insieme".

A chi dedica questo riconoscimento?

"A mio padre che mi ha insegnato ad amare il mio lavoro, cercando di dare sempre il meglio di se stessi".