"Come sarà il 2024? Un anno di trasformazione con le aziende impegnate ad accelerare la trasformazione tecnologica oppure ad affrontare le sfide legate alla transizione climatica".
Roberto Sollevanti, partner di PwC, ha sotto mano i risultati della Global Ceo Survey di PwC, giunta alla 27esima edizione, che ha raccolto le opinioni di 4.700 top manager in tutto il mondo, di cui 203 di aziende italiane.
Sollevanti, come stanno affrontando i cambiamenti dell’economia i principali manager del nostro Paese?
"Gli imprenditori italiani sono moderatamente ottimisti riguardo la crescita delle proprie aziende nel breve termine, ma hanno ben chiara l’esigenza di dover mettere in atto dei cambiamenti per rimanere competitivi su un orizzonte temporale più lungo. Sono più consapevoli della necessità di rendere il proprio business sostenibile nel lungo periodo per incrementare le prospettive di redditività, anche sfruttando le aspettative in miglioramento".
Quali sfide dovranno affrontare?
"Le principali sfide che secondo i Ceo determineranno trasformazioni nei prossimi tre anni sono il cambiamento tecnologico, il cambiamento delle preferenze dei clienti e le modifiche alle normative, tutti elementi che dovrebbero impattare sulle imprese in misura più significativa rispetto a quanto successo negli ultimi cinque anni".
Perché bisogna trasformarsi?
"Sono due i macro-trend in particolare che impongono alle aziende l’imperativo di modificarsi: il cambiamento climatico e l’irrompente diffusione delle nuove tecnologie basate sull’intelligenza artificiale (IA) generativa tecnologia. La crescente centralità della sostenibilità ambientale nelle scelte di chi guida il business è testimoniata da un dato sorprendente: il 40% dei Ceo ha accettato rendimenti più bassi da investimenti a favore del clima rispetto alle alternative, nel 37% dei casi anche inferiori di più di 4 punti. Inoltre, il 74% dei Ceo ha messo in atto misure di efficientamento energetico e il 63% sta innovando i propri servizi per renderli più eco-sostenibili".
E l’intelligenza artificiale sta sfondando?
"C’è un ritardo nella sua diffusione nelle aziende italiane. Meno di un terzo dei Ceo riporta di aver già adottato questa tecnologia in azienda, nonostante la maggioranza di loro ne riconosca il grande potenziale, specie per il miglioramento della qualità di prodotti o servizi e l’efficientamento dei processi. Restano tuttavia aree di preoccupazione per ciò che concerne l’aumento dell’esposizione al rischio informatico e l’impatto che la diffusione dell’IA avrà sulle competenze del personale".
Quali sono gli ostacoli a queste dinamiche?
"Il contesto normativo in primis, seguito dalla mancanza di risorse finanziarie e dalla mancanza di competenze del personale. Non mancano tuttavia problematiche interne al perimetro aziendale e che rientrano ampiamente nell’ambito di azione dei
Ceo, come l’alta inefficienza riscontrata in operazioni ordinarie (circa metà del tempo impiegato per attività come la gestione della mail o le riunioni è stato valutato come inefficiente)".
Come muoversi, quindi?
"Per mantenere la redditività in un contesto di cambiamenti strategici ed operativi, diventano fondamentali per le imprese azioni come la portfolio optimization e la riduzione ed ottimizzazione dei costi, oltre alle opportunità di finanza agevolata specialmente per investimenti orientati alla sostenibilità. Da non sottovalutare anche il ruolo sempre più decisivo delle competenze: la progressiva digitalizzazione dell’economia richiederà percorsi di formazione continua e improntati allo sviluppo pieno della persona, ovvero in grado di integrare la preparazione tecnica con le character skills necessarie per sviluppare resilienza ed essere innovatori dentro il cambiamento".