Dai Silvestrini ‘no’ ai francesi: "Offerta per Unieuro troppo bassa: vale almeno 100 milioni in più"

Giuseppe e Maria Grazia sono i fondatori di Marco Polo, azienda che ha poi assunto il nome attuale. Dura la loro presa di posizione: "Proposta assolutamente insufficiente". Può condizionare l’Opa:. finora è passato di mano solo l’1,6% delle quote, ma i giochi si faranno a metà del mese.

Dai Silvestrini ‘no’ ai francesi: "Offerta per Unieuro troppo bassa: vale almeno 100 milioni in più"

Giuseppe e Maria Grazia sono i fondatori di Marco Polo, azienda che ha poi assunto il nome attuale. Dura la loro presa di posizione: "Proposta assolutamente insufficiente". Può condizionare l’Opa:. finora è passato di mano solo l’1,6% delle quote, ma i giochi si faranno a metà del mese.

Per la famiglia Silvestrini, fondatrice di Unieuro e detentrice del 10% delle azioni societarie, l’Opa (offerta pubblica d’acquisto) proposta dai francesi di Fnac Darty è "troppo bassa, assolutamente insufficiente". Maria Grazia Silvestrini, a nome anche del fratello Giuseppe, conferma al Carlino quanto anticipato dall’agenzia di stampa Bloomberg, specializzata sulle notizie del settore economico-finanziario.

I Silvestrini sostengono che il gruppo francese starebbe sottostimando "notevolmente" il valore dell’azienda italiana di elettronica: Fnac Darty ha lanciato infatti nel luglio scorso una proposta di acquisizione per circa 250 milioni di euro. Giuseppe e Maria Grazia Silvestrini hanno affermato che il valore equo "si colloca in un intervallo tra i 350 e i 380 milioni di euro", poiché l’offerta francese, il cui principale azionista è il miliardario Daniel Kretinsky, "non tiene conto della nostra strategia di crescita". Dopo la semestrale Unieuro del 26 settembre scorso, la redditività operativa della società è triplicata ed è stata superiore alle aspettative, con un valore per l’intero esercizio atteso superiore ai 40 milioni di euro (lo strumento con cui viene calcolato si chiama ebit adjusted). Secondo i Silvestrini, potrebbe salire a 50.

Dalla scorsa estate le azioni Unieuro hanno attraversato un picco di valore e sono tuttora in crescita. Nel cda di fine agosto il board di Unieuro si era diviso in due in merito alla valutazione della società: cinque consiglieri hanno considerato la proposta "non congrua" (12 euro ad azione, di cui 3 come corrispettivo di azioni Fnac Darty), perché "non riflette adeguatamente il valore reale e prospettico di medio-lungo termine" e "non incorpora le potenzialità dell’azienda". Tra i contrari c’è anche Giancarlo Nicosanti, amministratore delegato, forlivese, protagonista della crescita dell’azienda fin dai tempi di Marco Polo. Altri cinque hanno sostenuto la congruità, pur evidenziando alcuni aspetti critici, uno astenuto. L’Opa – valida fino al 25 ottobre – era stata promossa dalla Consob e dagli advisor finanziari, che tuttavia avevano collocato l’offerta nella parte bassa della ‘forchetta’.

A Bloomberg, i Silvestrini hanno analizzato la situazione: il punto forte è "la nostra strategia focalizzata sui servizi su misura al consumatore. Se Unieuro rimarrà indipendente, in futuro potrebbe valutare un accordo mutevole con un omologo europeo per espandere la propria attività al di fuori dell’Italia".

Finora l’Opa è andata avanti lentamente: solo l’1,6% di azioni è stato venduto a Fnac Darty, che così è salita dal 4,4 al 6%. Gli esperti danno per scontato che i due azionisti francesi di peso – il colosso delle telecomunicazioni Iliad e il fondo Amundi, che è controllato da Credit Agricole – cederanno rispettivamente il 12% e il 5%, per un totale di 23%. Gli addetti ai lavori avvertono: la maggior parte degli affari si chiuderanno soltanto l’ultima settimana, dunque è presto per fare valutazioni. Tuttavia, l’obiettivo del gruppo di Kretinsky è il 90%: sotto questa quota, definita "soglia minima", avrebbe facoltà di rinunciare all’Opa, restituendo le azioni già acquisite. Il valore non è tuttavia vincolante.

Da questo punto di vista, le dichiarazioni dei Silvestrini possono avere un peso molto significativo. Sia simbolicamente, perché vengono dalla famiglia che ha fondato prima Marco Polo, poi acquisito Unieuro rinominando la rete di vendita fino all’ingresso in Borsa nel 2017. Sia dal punto di vista finanziario, perché la famiglia, attraverso la propria holding, controlla il 10% di Unieuro, secondo azionista dopo Iliad: il loro ‘no’ porta Fnac Darty fisiologicamente sotto il 90%. Con conseguenze tutte da valutare. Il colosso francese dell’elettronica al dettaglio, ieri, ha preferito non commentare le dichiarazioni.

Un altro possibile ostacolo per la scalata transalpina è dato dall’indiscrezione – non smentita – secondo cui il governo italiano avrebe preso in considerazione l’ipotesi di imporre restrizioni all’Opa, attraverso il cosiddetto Golden Power che si esercita in settori strategici: ci sarebbe preoccupazione relativa ai dati sensibili dei clienti. E anche in questo caso Giuseppe e Maria Grazia Silvestrini hanno spiegato come "Unieuro gestisca milioni di dati altamente sensibili dei clienti e questo è un aspetto delicato che non può essere sottovalutato".

Gianni Bonali

Marco Bilancioni