di Francesca Miccoli
Marino e Marley, Stefano e Flora, Andrea e Scotty, Daniel e Buddy, Alessia e Dante. Sono le cinque nuove unità cinofile forlivesi abilitate al soccorso dei dispersi. Binomi destinati a intervenire in situazioni di emergenza, su richiesta delle autorità, con l’obiettivo di restituire alla vita e alla famiglia una persona scomparsa. Un risultato tutt’altro che scontato, se si pensa che la maggioranza dei candidati, giunti a Montebello di Modigliana da tutta la regione per sottoporsi all’esame, non ce l’ha fatta.
"Un esito che ci riempie di orgoglio, frutto di tanta dedizione e sacrifici, e che ci sprona a lavorare sempre più intensamente" spiega Stefano Rossi, una delle anime del gruppo Ucs (Unione cinofila di soccorso) di Forlì. "La prova non è semplicissima perché l’unità cinofila è chiamata a individuare una persona nascosta in una superficie boschiva di 4 ettari in appena 15 minuti. Un esame che richiede efficienza ma anche rapidità di azione". L’en plein fatto registrare la dice lunga sulla preparazione del gruppo forlivese, reduce da una formazione durata un biennio. "Il nostro gruppo è nato nel 2019 per iniziativa di amici che operavano con i cani da soccorso con la Protezione Civile. Ventidue persone di tutte le età, si va dai 24 anni del più giovane ai 65 di Marino, abilissimo soccorritore e grande conoscitore dell’universo cinofilo".
Uomini e donne che nella quotidianità si occupano di tutt’altro. "Tra noi ci sono un militare elicotterista, una parrucchiera, un dipendente dell’Ausl. Io sono un poliziotto da poco pensionato". Tutti accomunati dalla passione per i cani e desiderosi di rendersi utili attraverso il volontariato. "Contrariamente a quanto si potrebbe ipotizzare, siamo chiamati a intervenire mediamente una volta al mese – continua Stefano, operativo già da tre anni e mezzo –. Nell’immaginario comune si pensa alla ricerca del fungaiolo o del cacciatore che hanno perso l’orientamento, persone che in realtà sono abituate ad andare per boschi e che grazie al gps vengono recuperate in maniera abbastanza agevole dal Soccorso alpino o dai Carabinieri forestali. "Capita invece – specifica – di cercare persone anziane, spesso malati di Alzheimer, o ragazzi giovani, allontanatisi da casa. L’ultima ricerca a cui ho partecipato è stata a Sadurano dove, dopo tre giorni, abbiamo rinvenuto un anziano, purtroppo senza vita". "Stiamo addestrando un jack russell per ricerche tra le macerie: è una cane di ridotte dimensioni, leggero e in grado di muoversi con grande agilità – spiega –. Poi lavoriamo con taglie grandi, per le ricerche nei boschi servono infatti cani più potenti: golden e flat retriever, australian shepherd, maremmani. Prerogative imprescindibili per tutti sono la docilità e la capacità di risposta agli indirizzi che vengono dati, la disponibilità a farsi guidare e condizionare in quello che è lo schema predatorio alla ricerca dell’uomo".
I ragazzi di Ucs si sostengono con le proprie risorse. "Ci alleniamo tre volte a settimana in tutte le stagioni e con qualsiasi condizione atmosferica in un campo preso in affitto nel ravennate. Difficilmente terminiamo prima di mezzanotte e doverci spostare di 20-25 chilometri è un impegno nell’impegno".
Avere la disponibilità di un’area vicino a casa renderebbe tutto più semplice. "Sarebbe sufficiente una superficie pari a un campo e mezzo da calcio. Ovviamente all’allenamento canonico uniamo uscite nei boschi per simulare soccorsi". "Recentemente abbiamo elaborato ‘cinofilo da soccorso per un giorno’, in collaborazione con l’ufficio scolastico: un progetto didattico destinato agli alunni delle primarie. Proposta accolta nell’offerta formativa ‘Mause’ (Multicentro Area Urbana per la Sostenibilità e l’educazione Ambientale), istituita dal Comune di Forlì, per far conoscere ai giovanissimi la cultura della Protezione civile e sensibilizzarli alle attività cinofile, anche mediante mini ricerche in esterno".