Non è più un luogo sicuro, il pronto soccorso (come gli spazi all’interno degli ospedali). Tutti sono d’accordo: le aggressioni al personale sanitario si moltiplicano e adesso è l’ora di agire.
In un tavolo di confronto tra Ausl Romagna, pubblica amministrazione e sindacati il tema viene affrontato di petto. E alla fine emergono le misure concrete da prendere al più presto: ripristino del posto di polizia all’interno del pronto soccorso, ricorso alla vigilanza privata e aumento della videosorveglianza nelle pertinenze dell’ospedale (come ipotizza la giunta forlivese).
"C’è un aspetto di carattere strutturale in questo problema – sostengono i vertici di Ausl Romagna –, che riguarda la carenza di personale sanitario e i margini di manovra dell’Ausl Romagna quando si parla di sicurezza pubblica". Le risposte sul tema dei dirigenti di Ausl Romagna sono quindi il "ripristino del posto di polizia nei pressi del pronto soccorso; un piano formativo specifico per il personale sanitario; un aumento delle ore su base aziendale per il 2025 del servizio di vigilanza privata".
"Dobbiamo sforzarci di comprendere le sfaccettature di un fenomeno oggetto di costante preoccupazione ma ancora troppo sottovalutato – rimarcano gli assessori Kevin Bravi, Paola Casara e Angelica Sansavini –. Per farlo, abbiamo deciso di istituire questo tavolo di confronto, mettendoci in una posizione di cerniera tra le richieste dei sindacati e le possibilità di intervento dell’Ausl Romagna. Per quanto riguarda gli spazi di competenza comunale, nei pressi di strutture ospedaliere o ambulatoriali, verificheremo la possibilità di procedere con potenziamenti della videosorveglianza".
Nel nostro territorio, l’emergenza, presente da mesi, esplode il 9 ottobre scorso, con un’aggressione al Centro di salute mentale della Casa della comunità di Meldola, con un’infermiera accoltellata da un paziente con problematiche psichiatriche, poi arrestato dai carabinieri.
"Il punto – rimarcano Maria Giorgini e Mirko Masotti della Cgil di Forlì-Cesena – è quello di intervenire sulla prevenzione del rischio, con il potenziamento dei presidi di pubblica sicurezza e di vigilanza; dei sistemi di videosorveglianza; dei percorsi formativi del personale fino alla rivisitazione di aspetti organizzativi coinvolgendo il personale che vi opera, oltre che sugli aspetti anche culturali di questo fenomeno partendo dalla valorizzazione del ruolo del personale sanitario. Infine si ritiene di dover lavorare anche sulla presa in carico delle vittime, a partire dalle tutele legali e processuali fino a quelle sociali e lavorative". Per Cisl Romagna "la sicurezza del personale sanitario e dei lavoratori dei servizi pubblici è una priorità assoluta. È anche essenziale che i datori di lavoro segnalino gli episodi e che l’Ausl si costituisca parte civile nei procedimenti legali". Secondo Enrico Imolesi della Uil "il tema è ben più ampio del livello comunale, ma da parte nostra chiediamo che quello che si può fare si faccia. Via Colombo, la casa della salute Forlimpopoli, il pronto soccorso e le diverse strutture della sanità mentale sono tutti punti sensibili dove chiediamo ci sia subito un intervento. Ma chiediamo anche che il Comune di Forlì faccia di più".