La Fiab, l’associazione degli amici della bici, è stata ricevuta in Prefettura insieme al Taaf (Tavolo delle Associazioni Ambientaliste Forlivesi) e a Parents for Future: un incontro chiesto per segnalare le criticità del nuovo codice della strada entrato in vigore a metà dicembre. "Alcune associazioni lo hanno definito il ‘codice della strage’ per la sua inefficacia nel contrastare le tragedie stradali – scrive la presidente forlivese Maura Ventimiglia –. Noi continueremo a farci portavoce delle richieste della società civile, sostenendo con forza che la sicurezza deve seguire un’altra direzione". La Fiab nazionale ha scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: una copia è stata consegnata anche in Prefettura a Forlì.
Per il mondo dei ciclisti e degli ambientalisti, infatti, la riforma "non protegge adeguatamente pedoni, ciclisti, bambini e anziani, le categorie più vulnerabili e le principali vittime di incidenti stradali nelle aree urbane". E ritiene che sia urgente "un profondo cambiamento culturale per promuovere una mobilità attiva, attenta alla sicurezza di pedoni e ciclisti". Invece, a loro avviso, "la riforma si concentra su misure repressive, tralasciando controlli e sanzioni efficaci".
Tra le criticità principali che sono state sollevate, l’articolo 15, comma 9-bis, che consente ai veicoli elettrici e ibridi di accedere liberamente a zone pedonali e a traffico limitato. Nonché la limitazione dell’uso degli autovelox, "nonostante l’alta velocità sia una delle principali cause di incidenti mortali o con feriti gravi. Esclude controlli digitali per punire la guida distratta, ad esempio l’uso del cellulare. E introduce una sola multa per più infrazioni commesse nello stesso tratto di strada nell’arco di un’ora, incentivando comportamenti pericolosi".
Nel mirino, hanno detto Fiab e le altre associazioni, gli "effetti negativi per la sicurezza urbana": "La riforma complica la creazione e la tutela di aree pedonali, piste ciclabili e zone a traffico limitato, strumenti fondamentali per ridurre incidenti e migliorare la qualità della vita nelle città, dove avviene il 73% degli incidenti stradali. Inoltre, i Comuni vedranno ridotta la loro autonomia decisionale, vincolati da decreti ministeriali". In altre parole, "temiamo che questa normativa ostacoli la prevenzione degli incidenti, aggravando una situazione già drammatica con oltre 3.000 morti e 200.000 feriti all’anno in Italia".