
Chirurgia innovativa Freddo ’killer’ contro il tumore al polmone: prima volta in regione
Periodo di grandi traguardi all’ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì. Proprio qui, nell’ultimo mese, sono state eseguite tre procedure di ablazione percutanea di tumori a localizzazione polmonare: la novità risiede nell’aver utilizzato il freddo come ‘energia killer’ per la loro cura. Questa tecnologia, detta crioablazione, è apllicata da anni su diversi organi e distretti anatomici, ma è la prima volta che viene utilizzata sul polmone in tutta la regione. Le procedure ablative percutanee fin dalla loro comparsa hanno utilizzato il calore per distruggere le cellule neoplastiche, mentre questa tecnologia utilizza il freddo.
Il ghiaccio ha il vantaggio di non denaturare le proteine di cui sono costituite le cellule, comprese quelle tumorali, per cui al termine del trattamento locale gli antigeni delle cellule neoplastiche rimangono in circolo e possono ulteriormente determinare l’attivazione della risposta immunitaria anche contro altre cellule neoplastiche circolanti che espongono gli stessi antigeni. La procedura si esegue a Radiologia, è mininvasiva e consiste nel posizionare, con accesso percutaneo, uno o più aghi all’interno o in prossimità del tumore. Questa procedura rappresenta un’ulteriore opzione terapeutica finalizzata al miglioramento della prognosi e della qualità di vita dei pazienti oncologici.
Non solo: nelle scorse settimane è stato effettuato, nel reparto di Emodinamica, il primo intervento di impianto di protesi valvolare aortica percutanea nell’ambito di uno studio che valuterà l’efficacia e la sicurezza di questa tecnica, effettuata senza la necessità della cardiochirurgia in sede. L’intervento è stato effettuato con successo dall’équipe Ausl composta dal dottor Fabio Tarantino, responsabile di Emodinamica, coadiuvato da Andrea Santarelli, direttore facente funzioni della Cardiologia e responsabile dell’Emodinamica di Rimini e dal Marco Balducelli, responsabile dell’Emodinamica di Ravenna. "La stenosi valvolare aortica è una patologia cardiovascolare grave che, se non trattata adeguatamente, ha una elevata mortalità ad un anno – afferma il prof Marcello Galvani, direttore della Cardiologia e responsabile del programma aziendale della Ausl Romagna di cardiologia interventistica –. Purtroppo molti pazienti non possono essere sottoposti ad un intervento chirurgico tradizionale per via dell’elevato rischio operatorio". Proprio per questo, negli ultimi dieci anni, si è affermata la ‘Tavi’, tecnica che consiste nell’impianto di una valvola biologica attraverso le arterie senza necessità di circolazione extra-corporea. "Lo studio che stiamo conducendo – conclude Galvani – vuole aprire una strada diretta per ampliare la possibilità di trattamento di questi pazienti, attualmente limitato dalla presenza della cardiochirurgia nella sede in cui viene eseguita la procedura".