
Confcommercio cita uno studio: "In 5 anni, 90 attività in meno in città". L’associazione è pronta con le proprie proposte per il piano strategico.
La città si prepara a ridisegnare il proprio futuro economico e urbano con il piano strategico avviato poche settimane fa dall’Amministrazione, e Ascom-Confcommercio Forlì mette sul tavolo una serie di proposte per rivitalizzare il centro storico. "Il sistema commerciale della piccola e media impresa sta vivendo momenti difficili: stiamo andando verso la desertificazione, sono sempre di più gli esercizi che chiudono", dichiara Roberto Vignatelli, presidente dell’associazione di categoria.
I numeri parlano chiaro e mostrano una situazione preoccupante: secondo uno studio condotto dall’Istituto Tagliacarne per Confcommercio, in città nel 2019 erano attive 1.033 imprese al dettaglio, di cui 658 in centro storico e le restati 375 al di fuori di quest’area. Nel 2024 i dati ci dicono che oggi complessivamente se ne contano 943, ben 90 unità in meno tra tabacchi, farmacie, prodotti alimentari e altro. Un calo contenuto, invece, quello nella categoria ‘alberghi, bar e ristoranti’, che ha registrato la chiusura di 8 esercizi dal 2019 (510) rispetto al 2024 (502). "Partiamo proprio da questi numeri per dire che il centro storico manca di attrattività".
Per arginare questo fenomeno, che pare inesorabile, Confcommercio incontrerà, insieme alle altre associazioni di categoria, i referenti del piano strategico per definire la Forlì del 2040, in vista anche della candidatura a Capitale Europea della Cultura del 2028. "Da tempo proponiamo di ripensare l’accessibilità del centro storico – spiega Alberto Zattini, direttore dell’ente – aprendo al traffico gli ultimi 150 metri quadrati di corso della Repubblica e nuovi parcheggi in numero adeguato. Non c’è stato il coraggio di fare questo cambiamento".
L’abbandono di piazza Saffi e aree limitrofe è anche un problema di investimenti: "L’animazione di piazza Saffi è importante, lo sosteniamo da sempre, ma effimera perché concentra le persone solo in determinati periodi. Oggi suggeriamo di tagliare le spese per luminarie natalizie e videomapping, parliamo di circa 600-700mila euro, per accantonare questi fondi per attrarre i grandi marchi – continua il direttore –. Alcune importanti catene si muovono con questo tipo di logiche, con un incentivo da parte dei soggetti pubblici a fronte dell’impegno di aprire un punto vendita in centro e mantenerlo per un certo numero di anni". La gestione di queste risorse secondo Confcommercio andrebbe affidata a una sorta di ‘commissario’: "La figura incaricata potrebbe essere anche un assessore. Questo garantirebbe gli investimenti necessari per rendere attrattivo il centro, che ad oggi soffre la competitività di aree commerciali come il Puntadiferro, Formì e presto anche Esselunga – conclude Zattini –. Ridare vivacità al cuore della città significa anche contrastare i crescenti fenomeni di degrado e migliorare la sicurezza della zona".
Valentina Paiano