REDAZIONE FORLÌ

Cellule germinali, lo studio. Cure più veloci e accurate

All’Irst nuovi strumenti diagnostici non invasivi e a basso costo per i tumori che colpiscono spermatozoi (soprattutto in uomini giovani) e ovuli.

Il dottor Ugo De Giorgi con la biologa, Milena Urbini e l’oncologo Giuseppe Schepisi

Il dottor Ugo De Giorgi con la biologa, Milena Urbini e l’oncologo Giuseppe Schepisi

Nuove frontiere nella cura dei tumori. L’Irst ‘Dino Amadori’ di Meldola ha messo a punto uno studio denominato ‘Bio-Test’ per sviluppare strumentazioni a basso costo e non invasive che, attraverso un semplice prelievo di sangue, potranno indirizzare la scelta terapeutica dell’oncologo in tempo reale e migliorare la prognosi nei tumori delle cellule germinali che non rispondono ai trattamenti standard.

Questo tipo di neoplasie colpiscono gli spermatozoi negli uomini e gli ovuli nelle donne e possono manifestarsi principalmente nelle gonadi (testicoli e ovaie) ma anche nel mediastino e nel retroperitoneo. Rappresentano circa l’1-2% di tutti i tumori maschili e sono i più comuni negli uomini tra 15 e 40 anni. In genere, la malattia è sensibile ai trattamenti chemioterapici a base di platino, infatti, si registrano tassi di sopravvivenza a 5 anni molto elevati, pari a oltre il 90%. Si stima che l’incidenza in Italia sia di circa 1,8 casi per 100mila uomini. Lo studio durerà due anni ed è finanziato con un milione di euro dal Pnrr. La ricerca è portata avanti dal dottor Ugo De Giorgi, responsabile dell’Oncologia clinica e sperimentale in Terapie innovative e alte dosi; collaborano la biologa Milena Urbini e l’oncologo Giuseppe Schepisi. Al loro fianco anche la Facility di Genomica del BioLab di Meldola, la ricercatrice del Cnr Nanotec di Lecce, Elisabetta Primiceri e il professor Matteo Landriscina del Policlinico di Foggia. Per raggiungere gli obiettivi, i professionisti utilizzeranno il materiale biologico dei pazienti, liberamente donato e raccolto nella Biobanca dell’Irst, che si occuperà anche delle analisi cellulari, molecolari e genetiche. Un altro obiettivo chiave dello studio è realizzare una piattaforma innovativa ‘lab-on-chip’, ovvero dispositivi miniaturizzati che integrano una o più funzioni di laboratorio su un singolo chip. Queste tecnologie hanno caratteristiche di portabilità, alta sensibilità e bassi costi, in grado di rilevare biomarcatori al momento della decisione del medico che permetterebbe una pratica clinica più veloce e accurata. "I pazienti colpiti da tumore alle cellule germinali – spiega Nicola Normanno, direttore scientifico dell’Irst – sono spesso giovani adulti ovvero persone che avrebbero davanti a sé ancora una lunga aspettativa di vita. La malattia, specie nella sua forma più severa, irrompe in questo percorso influenzandolo profondamente. Il Bio-Test porterà un contributo concreto allo sviluppo di terapie sempre più personalizzate ed efficaci".