VALENTINA PAIANO
Cronaca

Cecchettin a Forlì: “Così onoro la memoria di Giulia, il perdono? Appartiene ai santi”

Il padre della 22enne uccisa ieri ha commosso prima una folla di studenti poi, al pomeriggio, la platea del San Giacomo: “Una fondazione dedicata a mia figlia per aiutare le giovani studentesse”

Il padre di Giulia Cecchettin: una fitta e commossa platea di studenti ieri mattina al Campus di Forlì (Salieri)

Il padre di Giulia Cecchettin: una fitta e commossa platea di studenti ieri mattina al Campus di Forlì (Salieri)

Forlì, 26 settembre 2024 – Gino Cecchettin, padre di Giulia, la 22enne laureanda in ingegneria biomedica, vittima di femminicidio per mano dell’ex fidanzato Filippo Turetta, ha incontrato ieri mattina gli studenti del campus forlivese dell’Università di Bologna, nell’ambito del Festival del Buon Vivere.

Un evento particolarmente sentito, che ha visto una partecipazione straordinaria di giovani, tanto da richiedere l’allestimento di ben tre aule per accogliere tutti i presenti. L’incontro, moderato dal giornalista Corrado Ravaioli, è stato un momento di profonda condivisione in cui Cecchettin ha presentato il suo libro ‘Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia’.

Fin dal giorno del funerale, Gino Cecchettin ha scelto di condividere la sua esperienza con l’obiettivo di sensibilizzare i giovani sui pericoli e le radici profonde della cultura patriarcale che ancora permea la nostra società. “Ti rendi conto che la vita scorre in una sola direzione: è come il nastro di un film che qualcuno ha deciso di recidere. Io sono andato avanti, ma mia figlia è rimasta lì, nel punto in cui tutto si è interrotto – spiega Cecchettin con la voce incrinata dall’emozione –. I genitori vorrebbero vedere crescere i figli, ma a me non è stato concesso. Il libro è il mio modo per restare vicino a Giulia. È una lettera d’amore”.

Le tre aule, collegate tra loro da remoto e traboccanti di studenti con gli occhi incollati su Cecchettin, hanno ascoltato in un silenzio quasi tangibile le parole di un padre, il cui sguardo, seppur velato dal dolore, trasmetteva una forza straordinaria. “La vita ti presenta il conto: quando vivi certe tragedie ripensi a tutto quello che c’è stato prima. Io non ricordo gli ultimi momenti insieme a Giulia – ammette il papà –, questo è il mio rammarico. Mia figlia mi ha insegnato ad avere più attenzione nei confronti delle parole, che a volte possono ferire, a vedere la bellezza nelle persone e a lasciar andare ciò che non ha valore”. La scomparsa violenta della giovane originaria di Vigonovo, (provincia di Venezia) ha scosso l’opinione pubblica, ponendo di nuovo al centro del dibattito nazionale il grave problema della violenza di genere.

Lunedì scorso si è aperto il processo a Filippo Turetta, accusato di omicidio e occultamento di cadavere. La sentenza è prevista per il 3 dicembre.

“Il primo sentimento che provi è la rabbia, ma io ho cercato di non esserne sopraffatto”. Cecchettin ha raccontato agli studenti un personale ‘esercizio di neutralità’ che lo ha aiutato a non essere travolto dall’odio: “Ogni volta che sentivo crescere la collera, guardavo la foto di Giulia e tutto passava. Ho eliminato Filippo dalla mia vita, ma perdonarlo è un’altra cosa. Il perdono appartiene ai santi, non so se riuscirò mai a farlo”. Oggi, Gino Cecchettin, insieme ai suoi figli Elena e Davide, s’impegna a far sì che nessun’altra famiglia debba vivere il dolore che loro hanno vissuto.

“Giulia è diventata un simbolo, e non voglio sprecare questo immenso valore. Per questo vogliamo ricordarne la memoria attraverso la costituzione di una Fondazione a lei dedicata”. L’associazione avrà tre obiettivi: “Vogliamo promuovere attività di formazione con esperti, produrre materiali educativi e offrire borse di studio per studentesse nei corsi Stem, un omaggio alla carriera che Giulia stava per concludere con la discussione della tesi. Inoltre – continua Cecchettin –, la Fondazione lavorerà in rete con altre associazioni per sviluppare progetti volti a combattere la violenza di genere”. L’incontro ha lasciato un messaggio profondo: la vita, come un foglio di carta, può essere strappata ma c’è sempre l’opportunità di usare quel foglio, anche quando è ferito, per scrivere una nuova storia, che parli di educazione e rispetto. L’incontro è stato poi replicato la sera stessa al San Giacomo, dove circa 500 persone si sono riunite per ascoltare le parole di Cecchettin.