di Sofia Nardi
Si intitola ‘Stranizza’ il romanzo di Valerio la Martire, edito da Rizzoli, che sarà presentato dall’autore oggi a Forlì alle 17.30 alla libreria Feltrinelli, in piazza Saffi. Lo spunto è una canzone di Battiato, ma in realtà è di una ‘stranezza’ poco lirica e molto concreta che si parla: la ‘stranezza’ riflessa negli occhi di chi, nella Sicilia degli anni Ottanta, guarda due giovani che si innamorano, sfidando le convenzioni di una terra in cui l’omosessualità è lontana dall’essere accettata, tanto da diventare movente per un duplice omicidio. Il romanzo, da poco ripubblicato, era uscito la prima volta nel 2013.
Valerio la Martire, il suo romanzo si basa su un fatto di sangue realmente accaduto.
"Il cosiddetto ‘delitto di Giarre’, avvenuto in provincia di Catania nell’ottobre del 1980".
Cosa ha spinto lei, romano classe 1981, a rileggere questa vicenda?
"A Roma, al circolo di cultura omosessuale di via Mieli, nella bacheca era affisso un ritaglio di giornale dove si parlava del delitto di Giarre. Rimasi colpito perché era avvenuto appena un anno prima della mia nascita e i due protagonisti non erano lontani dalla mia età di allora: Giorgio aveva 25 anni, Antonio 15. Io, 17enne, stavo affrontando le paure del mio coming out, eppure nonostante la drammaticità di quei giorni sapevo che per me le cose sarebbero andate bene, che sarei stato accettato. Vedere come sono andate le cose a loro mi ha segnato".
Ha cercato di saperne di più?
"Sì, chiesi molto in giro: quel fatto di sangue fu importantissimo per il mondo lgbt+, infatti portò alla fondazione del primo circolo Arcigay, eppure i dettagli non erano noti. Poi quando cominciai a studiare sceneggiatura ed ebbi lavori a Cinecittà conobbi un ragazzo di Giarre. Quando gli chiesi informazioni su quella storia mi invitò da lui in Sicilia".
Una volta lì ha avuto modo di parlare con chi aveva conosciuto Giorgio e Antonio?
"Trovai molte resistenze, ma andai avanti. Nel 2013, anche sulla base di quei giorni in Sicilia, pubblicai ‘Stranizza’, con una piccola casa editrice. Ora che il romanzo è stato ripubblicato ho avuto modo di tornare a Giarre per una presentazione e ho trovato il paese molto cambiato".
In che modo?
"La vicenda è in corso di rielaborazione: in paese è stato celebrato il primo matrimonio omosessuale dedicato al ricordo di Toni e Giorgio e in loro memoria è stata affissa una targa".
Dal suo libro Beppe Fiorello ha tratto un film.
"Si. Ha acquistato i diritti tempo fa, ma nel frattempo sono scaduti. All’inizio mi aveva coinvolto nell’adattamento, salvo poi estromettermi sostenendo che il film non si sarebbe più basato sul libro. Uscito il film ho verificato a malincuore che si tratta del fedele adattamento del libro, in violazione dei miei diritti d’autore e ho avviato un’azione legale tuttora in corso".
Cosa può raccontare, oggi, la storia di Toni e Giorgio?
"Penso che la narrativa abbia il potere di renderci prossimi anche fatti molto lontani. Qui balzano agli occhi le storture della discriminazione e questa empatia che si crea è molto utile se si pensa che nessun diritto è acquisito per sempre e questo vale per la comunità lgbt+, ma anche per donne, migranti e minoranze. Per questo Toni e Giorgio hanno ancora tanto da dire".