Forlì, 3 dicembre 2024 - Per il caso Sara Pedri (la 31enne ginecologa forlivese scomparsa nel nulla il 4 marzo 2021 dopo essersi dimessa dal suo ruolo ospedaliero a seguito del disagio depressivo vissuto in corsia in Trentino e confessato in alcuni scritti alla famiglia) l’Azienda sanitaria di Trento, tramite l’avvocatura dello Stato (avvocato Gabriele Finelli), ha chiesto ieri in udienza davanti al giudice dell’udienza preliminare Marco Tamburrino un risarcimento per danni d’immagine di 625mila euro, più altri 20mila di spese patrimoniali.
Un processo scaturito proprio dalla scomparsa di Sara, la cui auto venne ritrovata vicino al Lago di Santa Giustina, luogo conosciuto come scoglio dei suicidi (il corpo della ragazza non è mai stato ritrovato). Sotto accusa compaiono l’ex primario di ginecologia dell’ospedale Santa Chiara e la sua vice, Saverio Tateo e Liliana Mereu, che devono rispondere di maltrattamenti sul lavoro continuati e in concorso tra loro.
Nel frattempo però Tateo, per licenziamento illeggittimo, ha incassato dalla stessa azienda sanitaria trentina 125.261 euro, pari a 24 mesi di stipendio più gli interessi dal giorno in cui l’Azienda ha chiuso il rapporto di lavoro (19 ottobre 2021) fino al 18 ottobre 2023. Ma la sfida non è ancora finita: Tateo infatti chiede 297mila euro. L’ultima parola spetterà al giudice Giorgio Flaim, a gennaio.
Tornando al processo, ieri ultimo atto degli interventi degli avvocati della 11 parti civili, fra cui la madre di Sara Pedri, che complessivamente hanno chiesto 1,2 milioni di risarcimento. Tra gli interventi, spicca quello di Andrea de Bertolini, avvocato difensore di sette dottoresse costituite parte civile. Nel suo intervento, di quasi cinque ore, il legale ha rimarcato “Un clima di stress, di ansia, di autentica paura costruito volutamente dal dottor Tateo e dalla dottoressa Mereu”. Il 13 dicembre si torna in aula: la parola va ai legali di Liliana Mereu. Sentenza a fine gennaio 2025.