VALENTINA PAIANO
Cronaca

Carmine Pizzi, nuovo primario di Cardiologia a Forlì: “Assistenza e ricerca, qui un reparto importante”

Giunto dal Sant’Orsola-Malpighi, ha preso il testimone a inizio novembre da Galvani: “Orgoglioso di dirigere una struttura così grande”

Il dottor Carmine Pizzi, 57 anni, qui in funzione all’ospedale Morgagni-Pierantoni dove ha preso servizio dal 1° novembre: lui il nuovo direttore dell’Unità di Cardiologia (foto Frasca)

Il dottor Carmine Pizzi, 57 anni, qui in funzione all’ospedale Morgagni-Pierantoni dove ha preso servizio dal 1° novembre: lui il nuovo direttore dell’Unità di Cardiologia (foto Frasca)

Forlì, 27 dicembre 2024 – Dallo scorso 1° novembre il reparto di Cardiologia dell’ospedale Morgagni-Pierantoni è guidato dal professor Carmine Pizzi, esperto cardiologo proveniente dal Sant’Orsola-Malpighi di Bologna. Classe 1967, Pizzi è anche docente e direttore della scuola di specializzazione in malattie vascolari dell’Università di Bologna.

Pizzi, come sono andati questi primi due mesi, o quasi, di servizio a Forlì?

“Sono orgoglioso di dirigere questo reparto che è molto grande: ha 20 posti letti di degenza, 8 di terapia intensiva e gli ambulatori. Il livello di assistenza è ottimo: chi mi ha preceduto, il dottor Marcello Galvani, ha diretto l’unità operativa per 18 anni in maniera efficiente. Non vivo ancora a Forlì, mi sto prendendo il tempo di guardami intorno, molto presto comunque diventerà anche la mia città”.

In città quali sono le patologie cardiocircolatorie più frequenti? Lei ha comunque studiato già la situazione.

“Forlì riflette l’andamento generale dei Paesi occidentali, dove l’infarto è la patologia cardiovascolare più diffusa. In reparto si registrano circa 1.200 ricoveri all’anno, a cui si aggiungono 750 pazienti trattati in Terapia Intensiva Cardiologica. Questo servizio è tra i migliori tra tutti quelli che ho avuto modo di vedere. L’infarto colpisce prevalentemente uomini sopra i 50 anni, ma nelle donne può manifestarsi anche in età fertile. Oltre agli infarti, trattiamo numerose altre patologie cardiovascolari molto comuni”.

Quali patologie?

“La stenosi aortica, ad esempio, è una valvulopatia degenerativa legata all’età. Una condizione che compare generalmente dopo i 65 anni. Inoltre, trattiamo anche numerosi casi di cardiomiopatie”.

Gli stili di vita aiutano a prevenire queste malattie?

“Certo, i corretti stili di vita, come l’astensione dal fumo, il consumo moderato di alcol, l’attività fisica regolare e una dieta equilibrata, sono fondamentali per fare prevenzione. Se il paziente non modifica le proprie abitudini sbagliate, l’efficacia delle terapie è ridotta. È lui stesso, infatti, il principale responsabile della propria salute. Inoltre, è essenziale considerare anche il benessere psicologico e i fattori di rischio emergenti, come lo stress, che possono influire significativamente sulla salute cardiovascolare”.

Su quali fronti si sta concentrando l’attività di ricerca del reparto?

“Studiamo l’infarto miocardico acuto, concentrandoci sulle ‘zone grigie’ delle linee guida internazionali per migliorarne la comprensione. Queste ricerche potrebbero portare a una revisione della definizione di alcune tipologie di infarto. Un altro ambito di studio è il protocollo ‘Tavi at home’, sviluppato con il servizio di Emodinamica diretto dal dottor Fabio Tarantino. La procedura consente il posizionamento di una protesi aortica per via percutanea, senza cardiochirurgo. L’innovazione, però, richiede tempo e procede a piccoli passi”.

Da qualche anno Forlì ha attivato il corso di laurea in Medicina, ci sono prospettive anche per l’ambito cardiologico?

“Per il prossimo anno è prevista l’apertura di una rete formativa in città, collegata alla scuola di specializzazione in malattie cardiovascolari dell’Università di Bologna. Credo molto nell’insegnamento ai giovani: la medicina va ‘fiutata’, per questo c’è bisogno di bravi maestri. Bisogna ritrovare la dignità di essere medico”.