Forlì, 9 novembre 2022 - Alberto Lattuneddu, titolare della farmacia Malpezzi e presidente di Federfarma provinciale. Qualche mese fa lei rilevò che alcuni farmaci erano carenti. Com’è oggi la situazione?
"Direi che è peggiorata. Ci sono alcuni marchi in particolare, come l’Ibuprofene – un antinfiammatorio – usato per curare il Covid, che è di difficile reperibilità, così come alcuni antibiotici. Spesso mancano anche sostanze necessarie alle preparazioni galeniche".
Da cosa dipende questa mancanza di farmaci?
"Tra le variabili da considerare c’è che l’Italia, su determinati farmaci, ha i prezzi più bassi d’Europa e le multinazionali dirottano i farmaci verso mercati più redditizi, come Germania, Olanda e i paesi del nord Europa. Su 30 voci di farmaci che ordino, ne mancano tra il 5 e il 7%. Questo anche perché è la produzione stessa del bene che è limitata. E poi ci sono principi attivi che arrivano dall’Asia, anch’essi difficili da reperire. Credo che però il peggio debba ancora arrivare".
In che senso?
"Prendiamo la tachipirina, che tempo fa era difficile da reperire. Quando, in dicembre, si manifesteranno le patologie influenzali o semi-influenzali, se la situazione sarà la stessa, avremo problemi. Idem per i mucolitici, farmaci che assume chi ha la tosse catarrosa per scioglierla".
Quando i clienti chiedono un farmaco che non ha, si accontentano del generico?
"Come si dice in Romagna, ’piuttosto di niente, è meglio piuttosto’. Se chiedono il farmaco per l’ipertensione Triatec o il Cardicor, e non li ho, fornisco il generico. Non escono a mani vuote. Il problema vero lo hanno le farmacie più piccole".
Per quale motivo?
"Perché le strutture più piccole, le farmacie di paese, hanno spesso uno-due fornitori. Se questi non hanno i farmaci disponibili, il discorso è già chiuso. Le farmacie più grandi possono contare su una rete di fornitori più ampia".
Abbiamo letto in questi giorni che alcuni farmaci mancano perché utilizzati per curare a domicilio i malati di Covid: conferma?
"No, direi che questo influisce relativamente sul problema del quale stiamo parlando. Ovviamente e giustamente, quando ci sono pochi prodotti, i primi a beneficiarne e a utilizzarli sono gli ospedali".
Quanto incide l’aumento del costo del carburante in questo quadro?
"Incide mostruosamente. Il prezzo del farmaco è fisso. Non è che possiamo aumentarlo a piacere, per coprire la crescita di altri costi fissi, come fanno le altre attività. Il bene salute è tutelato costituzionalmente. Ci sono grossisti che si fanno pagare una consegna 6 euro".
Mentre un anno fa quanto costava la consegna dei farmaci?
"Niente. Non se lo facevano pagare. Anche qui, le più penalizzate, sono le farmacie più piccole, perché magari lontane territorialmente – e magari il fornitore in quel caso non ritiene conveniente consegnare i farmaci –, e perché spesso fanno ordini di pochi prodotti. Aggiungo che adesso non vieni neanche servito se non hai un livello minimo di fatturato. Quindi questa crisi lede in primo luogo le piccole farmacie".
Saranno aumentate anche le bollette della luce.
"Nei mesi estivi dell’80%, nel bimestre settembre-ottobre del 65%. Noi non possiamo spegnere i condizionatori quando chiudiamo la farmacia".
Quindi avrete margini di guadagno ridotti.
"Su un farmaco di 10 euro, la nostra marginalità, lorda, è di 2 euro. Da questi 2 euro vanno tolte le spese di trasporto del farmaco e resta 1 euro. Che poi viene tassato. Poi c’è il costo del personale. Un farmacista laureato, con 10 anni di anzianità, costa alla farmacia 52 centesimi al minuto. Dico questo perché il sistema farmacie ha garantito, per esempio, la stampa dei green pass quando c’erano, con risme di carta aumentate del 65% e con toner che costano 200-250 euro. In altre regioni la stampa del green pass è stata fatta pagare, non in Emilia-Romagna".