SERENA D’URBANO
Cronaca

Buon Vivere, c’è Galiano: "I ragazzi fanno grandi domande. Così rispondo in ’Sei un mito!’"

Il prof e scrittore in città per un doppio evento al San Giacomo: la mattina con gli studenti e la sera con il suo spettacolo in anteprima: "Tocco temi importanti, ma si ride anche" .

Buon Vivere, c’è Galiano: "I ragazzi fanno grandi domande. Così rispondo in ’Sei un mito!’"

Il docente Enrico Galiano ha un grande seguito anche sui social

Enrico Galiano, docente e scrittore, questa mattina incontrerà gli studenti al San Giacomo per una chiacchierata sul suo ultimo libro ‘Una vita non basta’. Il professor Bove, protagonista del romanzo, insegna ad ascoltare (anziché allontanare) le paure. Quanto è importante trasmettere questo messaggio ai ragazzi?

"Questo è proprio uno dei temi principali del mio spettacolo sui miti al quale assisterete questa sera, dove cerco di raccontare che la paura non è qualcosa da cui fuggire, ma in qualche modo da accogliere. Il vero coraggio non è la negazione della paura, ma riuscire a conviverci".

Nei suoi romanzi e saggi c’è un tema ricorrente: accettare gli errori e le imperfezioni tanto da farne un punto di forza. In una società sempre più competitiva e incentrata sulla performance, è un invito ai giovani, ma anche agli adulti che si relazionano con loro?

"I miei romanzi cercano di parlare a entrambe le generazioni, genitori e figli, insegnanti e studenti: è molto importante rivolgersi a entrambi, perché purtroppo tutti insieme stiamo costruendo una società dove ogni imperfezione viene stigmatizzata e dove diventa sempre più difficile non corrispondere alle aspettative del mondo e di questo sono soprattutto i giovani a soffrirne. Perciò credo sia davvero importante continuare a parlare del tema degli errori e delle imperfezioni"

Lei utilizza Facebook per comunicare e confrontarsi con un pubblico di tutte le età. Oggi si parla di vietare gli smartphone sotto i 14 anni e i social sotto i 16. Quanto dispositivi e social espongono a potenziali pericoli e quanto offrono, magari sotto la supervisione di un adulto, delle opportunità?

"Purtroppo secondo me non ci siamo ancora resi conto degli effetti a lungo termine dell’utilizzo dello smartphone nell’età dello sviluppo e se sono degli specialisti a sollevare un grido d’allarme, forse dovremmo ascoltarli con maggiore attenzione".

È possibile ‘accoglierli’, studiandoli e comprendendoli insieme, per arrivare ad un uso consapevole da parte dei ragazzi, ma anche degli adulti?

"La supervisione di un adulto è utile, ma proviamo a fare un paragone: daremmo mai le chiavi di una Ferrari a un ragazzino di 12 anni anche se c’è la supervisione dell’adulto? Credo che l’invito a porre un limite di età sia da ascoltare. È un punto di partenza per interrogarci su quanto l’uso del cellulare stia trasformando i cervelli dei nostri ragazzi e quindi per non sottovalutare questo pericolo".

Da padre cosa la spaventa di più nel mondo d’oggi e cosa augura a sua figlia?

"Se penso al mio essere padre, credo che la cosa che mi spaventa di più oggi sia proprio questa società dove c’è una vera negazione del dolore e dove tutte le emozioni negative vengono allontanate, quando invece dovremmo educare i nostri figli e noi stessi a una convivenza col dolore. Fallimento, ansia e paura non sono il contrario della felicità, ma molto spesso tutte queste emozioni apparentemente negative sono ciò che poi amplifica la vera felicità".

Nicolò Govoni, candidato al Nobel per la Pace, ha spesso espresso il desiderio che lei diventi ministro della Cultura.

"Ovviamente l’auspicio di Nicolò è basato sull’affetto che ha per me e sull’ammirazione che può provare rispetto a certi valori che cerco di raccontare. Però devo essere realista: ciascuno deve stare nel ruolo che più gli compete. Io credo di essere più adatto nel contatto diretto con gli studenti e i colleghi mentre forse, se avessi un ruolo di quel tipo, potrei fare danni".

Può il modello internazionale di ‘Still I Rise’ (una scuola ’bella e democratica’ vissuta come ’casa e famiglia’ che promuova il ’pensiero critico e creativo’), arrivare fin qui e portare un vero cambiamento?

"Mi auguro che prima o poi anche in Italia si possa parlare tranquillamente di modelli alternativi. Sarebbe bello se ci aprissimo anche ad altre suggestioni, per esempio quelle dei paesi nordici oppure appunto di realtà come ’Still I Rise’ dove si fa un grande lavoro sull’ambiente, sulla relazione e sul benessere scolastico come base per poi parlare di apprendimento. Credo che sia quella la strada da perseguire se vogliamo trasformare la scuola in un posto dove i ragazzi sono contenti di andare e non solo come un posto dal quale spesso, oggi, sono contenti di uscire".

Questa sera porterà in anteprima nazionale, il suo nuovo progetto ’Sei un mito! Scopri chi sei attraverso i miti greci’. Cosa dobbiamo aspettarci?

"Parto da domande reali che mi vengono fatte dagli adolescenti. Domande importanti, come ad esempio ’chi sono?’, ’dove devo andare?’, ’come faccio a non deludere i miei genitori’, ’come faccio a sconfiggere la paura’ e tante altre. Insieme al pubblico faremo un viaggio dentro i miti greci per scoprire che sono lì da 2.500 anni a darci delle risposte concrete a queste grandi domande. Davvero ci possono aiutare a capire cosa vogliamo fare della nostra vita sia che abbiamo 15 anni, sia che ne abbiamo 50-60".

Da dove nasce l’idea?

"Dalla mia grande passione per tutti i miti greci. Inoltre, incontrando molti studenti in tutta Italia succede che qualcuno si avvicini a farmi questo tipo di domande, allora ho pensato che sarebbe stato bello unire questa mia grande passione con un bisogno concreto di risposte così importanti. Ci tengo a sottolineare, però, che è anche uno spettacolo dove si ride molto e dove sono sempre io con il mio stile: racconto temi importanti ma cerco anche di aiutare i ragazzi a capire che lo studio di cose apparentemente pesanti come i miti o la letteratura nasconde in realtà grandi gioie e ci si può davvero appassionare".