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"Bambini, vi racconto la scuola di una volta"

Castrocaro e Terra del Sole, l’ex maestro Maurizio Boscherini di nuovo tra i banchi a mostrare orecchie d’asino e calamaio

"Bambini, vi racconto la scuola di una volta"

Ama tornare in aula, tra quei ragazzi che per tanti anni gli hanno arricchito l’esistenza. Dapprima nella sua Santa Sofia, quindi nella vallata del Rabbi, a Premilcuore. Maurizio Boscherini è un maestro in pensione, ma in servizio permanente per la sua anima. Conclusa la carriera, ha continuato a dedicarsi alla scrittura, cimentandosi in volumi sull’esperienza di docente, racconti umoristici e per l’infanzia. Nel tempo libero si divide tra gli anziani delle case di riposo e i bambini delle scuole.

Un girovagare che recentemente l’ha portato in terza A alla scuola elementare ‘Serri Pini’ di Castrocaro Terme e Terra del Sole. Invitato dall’ex collega Giorgio Billi, l’insegnante ha coinvolto gli scolari con racconti appassionati, aneddoti simpatici, tali da strappare sorrisi e regalare momenti di riflessione. Un viaggio nel passato costruito non solo sulle parole ma anche su oggetti, a partire dalla vecchia cartella, "in pelle per i ragazzi delle famiglie più facoltose, in cartone per tutti gli altri". E ancora sui metodi didattici, più coercitivi di quelli di oggi, si pensi alle ‘umilianti’ orecchie di somaro che finivano sul capo degli alunni svogliati. E che gli scolari oggi si divertono a indossare scatenando il grido dei compagni: "so-ma-ro, so-ma-ro!". Fanno poi la comparsa l’astuccio di legno, colmo di penne solo per i fortunati, e la carta assorbente, necessaria a ‘mascherare’ le macchie d’inchiostro.

Nella dotazione del maestro fa capolino la foto di un banco con calamaio, oggetto sconosciuto alle nuove generazioni. "Un tempo – spiega Boscherini – non esistevano le biro e le stilografiche non avevano la cartuccia incorporata". Con cannuccia e pennino, il maestro passa di banco in banco facendo provare ai bambini l’emozione della scrittura del passato. L’assessore alla scuola Federica Pierotti, presente alla lezione, si ritira scherzosamente per evitare di trasformare la giacca bianca in toni dalmata. Poi un particolare che può fare sorridere un bimbo ma inorridire la moderna pedagogia. "Un tempo in classe non c’erano mancini. Anche chi era abituato a utilizzare la mano sinistra, considerata del diavolo, veniva costretto a utilizzare la destra". Fa scalpore il racconto sulle pluriclassi. "I bambini di prima elementare erano sui banchi con quelli di quinta". Non mancano richiami al sussidiario come libro unico e alle scarpe per ogni stagione. Coriandoli di una mattinata inusuale ma apprezzatissima dai piccoli che, conclude Boscherini, "oggi avendo tutto non coltivano più desideri".

Francesca Miccoli