L’assalto è di domenica sera. Un paio d’ore di cyberoffensiva al cervellone della ’Fam batterie’ di Meldola. Poco dopo i pirati informatici hanno lasciato il campo, ma il peggio era fatto: migliaia di dati dei clienti erano criptati. Inutilizzabili. "E così lunedì mattina quando siamo tornati in azienda era tutto bloccato, i computer ko", ammette Marco De Carlo, legale rappresentante della storica società di Meldola, leader italiana nella produzione e nell’installazione di batterie per mezzi di autolocomozione. La cricca telematica s’era aperta un varco da un sito olandese, ma questo vuole dire poco, come sanno bene gli esperti: "Ci hanno riferito che possono essere partiti da qualsiasi parte del mondo", dice De Carlo.
"Per noi è un danno enorme, non quantificabile, sotto ogni punto di vista. E tra l’altro non ne siamo ancora fuori visto che la l’azienda che ci cura i server non ha ancora sistemato tutto", sottolinea ancora De Carlo, nipote di Rocco, fondatore della Fam. La produzione, almeno quella, è salva. "Tutto il resto è bloccato. Abbiamo dovuto compilare a mano centinaia di bolle e fatture", rimarca De Carlo. I cybercriminali hanno criptato tutta l’anagrafica dei clienti: "Ma loro non corrono alcun rischio. I problemi sono i nostri...", commenta amarissimo De Carlo. Che ha quindi formalizzato la denuncia del fatto alla polizia postale: "Al momento non ci sono ipotesi su chi possano essere gli autori dell’attacco. Ci hanno solo riferito che non siamo l’unica azienda finita sotto tiro...". I banditi informatici, al momento di abbandonare il server della Fam, hanno lasciato, come sempre accade, un messaggio di riscatto: "Ma noi non l’abbiamo nemmeno aperto. Non so quindi quanto abbiano chiesto di riscatto. Di solito però sono cifre alte...".
Negli ultimi due mesi gli attacchi informatici in Italia si sono moltiplicati. L’ultimo è quello contro l’Ausl di Modena. Il più clamoroso ha centrato la galassia della pubblica amministrazione colpita dagli hacker russi di Lockbit, che una decina di giorni fa hanno messo sotto scacco i servizi di Westpole la cui infrastruttura cloud è utilizzata da Pa Digitale, società che fornisce servizi a circa 1.300 enti della pubblica amministrazione. Gli hackeraggi erano divenuti virali soprattutto dopo l’estate, con assalti a banche, aeroporti e aziende private.
"Questi sono banditi che attaccano basi militari o cervelloni di Stati, figuriamoci un’azienda come la nostra – conclude De Carlo –. Noi abbamo una difesa cibernetica, ma contro questi assalti c’è ben poco da fare...".