L’episodio più grave è il primo. Dieci giorni fa. La donna, 30 anni, s’avvia alla macchina. Il parcheggio sotterraneo di via Manzoni a quell’ora – sono circa le 19 – è deserto. Poche auto negli stalli. Lei apre la portiera e una mano da dietro le chiude la bocca. L’abbraccio dello sconosciuto è irruento. Rabbioso. L’uomo scaraventa la preda nell’abitacolo. Lei sprigiona un grido. Lui chiude dietro di sé la portiera. Avvinghia la donna.
La colpisce una volta alla testa. Lei esala un altro urlo. Si dimena. L’uomo le sferra un pugno. Sempre alla testa. La afferra ai fianchi. La stringe sempre più forte. La donna adesso grida. Angosciata. In quell’istante di spavento l’uomo ha un sobbalzo. Affievolisce la presa. Scruta intorno. Una folgore di paura sembra accecarlo. Molla la presa. Apre la portiera. Scappa. Si dilegua. La donna, ferita, traumatizzata, allerta i carabinieri. Arrivano le ambulanze. La vittima andrà al pronto soccorso. Nessuna lesione, ma è lesa da fremiti di terrore.
È la prima denuncia. Il primo fatto. Ne arriveranno altri due, uno nella zona universitaria, l’altro vicino alla stazione. Episodi simili, un po’ meno violenti: assalti in strada, palpeggiamenti. Lo choc che lasciano alle vittime – tra i 20 e i 30 anni – è identico. Ora le indagini sono a una svolta. I militari dell’Arma hanno fermato, come indiziato del reato di violenza sessuale, un 28enne marocchino senza fissa dimora, irregolare sul territorio italiano. È in città da 10 giorni. I militari sono arrivati a lui grazie alle descrizioni delle vittime. Com’era vestito quel tipo. La stazza. Caratteri somatici. Gli inquirenti setacciano ogni angolo delle zone che sono state scenario delle aggressioni. Ma le verifiche, febbrili, si estendono a più aree della città. Vengono analizzate anche diverse immagini di videosorveglianza. Il mosaico sta per completarsi. Non c’è un identikit, ma le rappresentazioni fornite dalle vittime sembrano collimare. I vestiti sono sempre quelli. Struttura fisica e corporatura combaciano. I militari cercano allora di chiudere il cerchio.
Delimitano i tempi: l’uomo agisce tra il crepuscolo e la sera avanzata, quando le sue vittime escono dal lavoro. Sole. Agisce in aree pubbliche, di facile accesso, frequentate sì, ma pur sempre con anse appartate, che in qualche modo generano l’effetto d’un luogo recondito, sperduto. L’operazione scatta alle 19. I militari vedono un tizio che corrisponde alle descrizioni delle vittime. Indossa gli stessi vestiti. Passeggia per viale Corridoni. I carabinieri lo bloccano. Non ha scampo. Non tenta la fuga. S’arrende. (Le indagini proseguono: i militari ipotizzano che ci siano altre vittime, che ancora non hanno fatto denuncia).
Maurizio Burnacci