REDAZIONE FORLÌ

Addio Tramacere, una vita tra sport e volontariato

Un tumore ha stroncato, a 52 anni, il presidente della Polisportiva Azzurra, membro attivo della protezione civile: "Un gigante buono". Oggi i funerali.

Il 52enne forlimpopolese Massimo Tramacere

Il 52enne forlimpopolese Massimo Tramacere

La morte di Massimo Tramacere ha segnato profondamente coloro che lo conoscevano. Venuto a mancare nella giornata di martedì a seguito di un tumore che gli era stato diagnosticato a febbraio, il 52enne forlimpopolese lascia la moglie Natascia e i tanti che in questi anni lo hanno potuto apprezzare.

Faceva parte dell’associazione di Protezione civile artusiana, ma la sua grande passione era lo sport: era infatti presidente della Polisportiva Azzurra.

Precedentemente aveva praticato anche la boxe con un incontro dilettantistico con il ring allestito in piazza Garibaldi.

"Era un gigante buono", così lo ricorda un commosso Giorgio Bonoli, compagno di corsa alla fine degli anni ‘80. "Era un ragazzo e ci allenavamo per la maratona – racconta – partecipammo a quella di Monaco di Baviera, partimmo in sei e lui era con noi". "Ciao Massimo, grazie per il tempo che ci hai donato – si legge sulla pagina Facebook della Protezione civile di Forlimpopoli –. Il tempo di un volontario ha un valore inestimabile proprio perché non ci è dato sapere quanto tempo abbiamo. Ti ricordiamo come il nostro ’gigante buono’ e vogliamo immaginarti nelle tranquille distese di un mondo migliore, mentre corri felice, le tue amate maratone! Fai buon viaggio".

Molti i messaggi di cordoglio e vicinanza alla famiglia che si sono susseguiti in queste ore sui social, fra i quali anche il ricordo della sindaca, Milena Garavini. "Corri Massimo, corri leggero sulle novole, sui sogni e tra le stelle più brillanti. Ci mancherai, ci mancherà il tuo entusiasmo, il tuo sorriso e la tua determinazione sempre disponibile e accogliente e ne faremo tesoro, è stato un privilegio condividere un pezzo di strada con te".

Il funerale si terrà oggi alle 14,30 nella chiesa del cimitero nuovo.

Matteo Bondi