SOFIA NARDI
Cronaca

A sei mesi dal disastro. Si lavora dove il fiume ha distrutto tutto: "Il Rabbi tornerà sicuro"

Dalle 18 cerimonia in Provincia. Viaggio a San Lorenzo in Noceto: il corso, deviato, ha devastato un’azienda e ucciso migliaia di animali.

A sei mesi dal disastro. Si lavora dove il fiume ha distrutto tutto: "Il Rabbi tornerà sicuro"

Prima si è gonfiato fino a riempire il letto, poi ha rotto gli argini, ha esondato e ha cambiato percorso, erodendo il terreno e portando con sé alberi e detriti. Il fiume Rabbi, durante la terribile alluvione di sei mesi fa, in più punti ha tracciato un nuovo percorso, scavando il terreno fino a formare un nuovo letto distante diversi metri da quello originario. Da allora fervono i lavori di somma urgenza che dovranno essere ultimati entro la fine dell’anno (l’importo è di 2 milioni e 200mila euro e ad oggi sono completi al 75%) per ripristinare uno dei tratti più critici: la briglia Calanco a San Lorenzo in Noceto, al confine tra Forlì e Predappio.

Qui il fiume si è ripreso lo spazio che era già suo prima dell’edificazione degli stabili e ha allagato il terreno dove insistevano gli undici capannoni dell’azienda agricola Sabbatani, specializzata nella produzione di uova, dei quali oggi restano solo gli scheletri vuoti. Il Rabbi è il più piccolo dei tre fiumi che scorrono a Forlì, eppure ha segnato il suo corso fuori dalla briglia di contenimento. "In un primo momento il fiume – spiega Fausto Pardolesi, funzionario dell’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione Civile (ex Genio civile) – ha riempito l’alveo e, con la potenza della piena, ha scavato il terreno appena dietro la briglia: qui ha trovato un muro alto quattro metri che era stato restaurato nel 2020 e che ha resistito. Il fosso profondo che si è creato, però, ha portato l’acqua a cercare un’altra via per defluire a valle e l’ha fatto sul terreno che era utilizzato dai capannoni, fuori dagli argini. Una volta passata l’alluvione l’acqua ha continuato a scorrere in quel punto".

I lavori per riportare il fiume nel suo letto sono partiti già alla fine di maggio. "A monte della briglia abbiamo allargato di molto il letto – spiega Pardolesi – ridandogli un ampio spazio, in modo da scongiurare il pericolo di future esondazioni". Poi è stato il momento di riempire i vuoti che aveva creato la potenza dell’acqua: "Dopo l’alluvione il ponte era occluso dai detriti e nel letto del fiume mancava la terra di riempimento. Così abbiamo recuperato materiale dall’alveo, più a valle, e l’abbiamo utilizzato qui, anche per colmare il letto a monte della briglia". I detriti citati da Pardolesi, almeno in parte, sono ancora accatastati sulla riva del fiume, ben visibili anche dalla strada, uno scenario ancora oggi impressionante: ci sono mattoni strappati alle pareti dei capannoni, lamiere, materiali plastici e le reti contorte che componevano le stie dei polli dell’azienda Sabbatani: su 130mila capi, durante l’alluvione, ne sono morti annegati circa 65mila – la metà – tra pulcini e galline.

Ora sono in corso i lavori sulla briglia, fortemente danneggiata dalla piena. Il manufatto risale forse al Mille, restaurato poi nel 1425: perciò le operazioni procedono di concerto con la Soprintendenza. Da lì prende vita il canale di Ravaldino, che attraversa la città arrivando fino a Coccolia. Lungo il suo corso sono previsti altri lavori. A San Lorenzo, intanto, "stiamo posizionando i massi ciclopici. La briglia, inoltre, verrà alzata. Per poter operare stiamo facendo passare l’acqua dalle vecchie paratoie, lasciando che scorra a lato della briglia".

Ma se dovesse arrivare una piena ora, a lavori in corso? "Nessun problema. Abbiamo già avuto una piena nei giorni scorsi e, semplicemente, l’acqua torna a scorrere sulla briglia: anche se i lavori non sono ancora completati, la superficie inclinata è in grado di accogliere l’acqua senza intoppi".

L’opera più significativa di tutte, però, si nota poco e rischia di passare inosservata: si tratta di una paratia di pali trivellati che si allunga nel tratto che era stato occupato dal fiume durante la piena: "Corre per cento metri – illustra Pardolesi – ed è composta da piloni profondi 12 metri che in futuro faranno da barriera contro il fenomeno della deviazione del corso". Saranno proprio quei pali quasi invisibili, confitti in profondità nel terreno, a garantire la tenuta idraulica di tutta l’opera.