Forlì, 24 giugno 2012 - LORIS Camprini, architetto di restauro, arredamento e design, libero professionista, amante delle moto, è autore di un libro ‘Un milione di chilometri in moto’, dedicato alla figlia Francesca deceduta per fibrosi cistica.
Come si sposa l’architettura con la passione per le moto?
«Con la moto ho provato una forte passione fin da piccolo. Poi col tempo ho legato la passione della moto all’architettura».
In che senso?
«Quando avevo 20 anni giravo per il piacere della guida, poi con la maturazione, la moto è stata un pretesto per vedere palazzi, mostre, architetture, portali e archi. La moto è un mezzo di trasporto che, più di qualunque altro, mette l’uomo a contatto con le cose».
Lei ha scritto che ha percorso un milione di km. Sono moltissimi!
«25.000 km all’anno mediamente, Giro il mondo in moto da 42 anni, in genere di grossa cilindrata, poi anche con piccole moto».
Perché tanti km?
«Ho girato tutto il mondo e ho toccato forse tutte le cose più belle della natura».
La moto preferita?
«Se dovessi consigliare una moto a qualcuno dovrei sapere cosa deve fare: dove, come, perché. Per ognuna di queste domande, c’è la moto adeguata».
Lei ha chiamato le sue moto ‘Regina’ e ‘Principessa’?
«La regina è la BMW K 100RS . È come una bella donna, ma un po’ datata, pur avendo tanti pregi che altre moto non hanno. La Principessa è una R 1200 ST BMW (l’ideale per un gran turismo), un po’ più giovanile come prestazioni».
In quale periodo ama viaggiare?
«In genere mi programmo il viaggio da solo e riesco a ritagliarmi una settimana non gestendo i lavori di architetto».
Quale meta le manca?
«Capo Nord perché occorrono quasi 20 giorni e col mio lavoro faccio fatica a ritagliarli».
Parte da solo?
«Sì e no. Non c’è regola».
L’emozione più forte?
«Avevo una figlia, Francesca, morta a 26 anni per fibrosi cistica. Sono salito in cima ad Ayers Rock in Australia e ho gridato forte il suo nome. Un’emozione che non mi aspettavo. Lo stesso avviene quando mi trovo in spazi immensi. In quelle solitudini mi sono sentito tanto vicino a mia figlia».
Visto che ama tanto la motocicletta, ha mai partecipato ad eventi agonistici?
«Ho solo girato in pista con la DucatiI. Ho conosciuto Uncini campione del mondo della 500».
Incontri casuali in moto?
«L’ultimo, di pochi giorni fa, è avvenuto a Firenze dove ho conosciuto una pittrice con un geometra che ha seguito i restauri della cupola del Brunelleschi, anche lui appassionato di moto. Siamo diventati subito amici e lui mi ha invitato ad accedere nell’intercapedine della cupola del Brunelleschi (non aperta al pubblico) per vedere da vicino come sono stati eseguiti i lavori dal Brunelleschi».
Ha altri interessi?
«Ho praticato tennis agonistico e calcio, ma questo quando ero giovane. Faccio parte dell’Accademia della cucina. Siamo in 36 soci e ogni mese andiamo a visitare un ristorante e diamo il voto».
E questa belle foto che ornano le pareti del suo studio, le ha scattate lei?
«Nelle borse del serbatoio ho la macchina fotografica, così porto a casa tutto ciò che vedo. A forza di fotografare s’impara anche questo. Certo occorre osservazione: questo fa parte un po’ del mio lavoro. Fino a 10-12 anni ho vissuto coi nonni in mezzo alla natura, in campagna. La natura è maestra di vita e insegna tante cose: ad esempio gli accostamenti dei colori. Basta osservare».
di Rosanna Ricci
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