Forlì, 5 settembre 2024 – «’Cara Forlì ’ non è solo il titolo della Grande Festa del Liscio in programma sabato e domenica in piazza Saffi, ma anche il titolo della canzone, o meglio dell’Inno di Forlì, che canterò aprendo la manifestazione come saluto alla città e come introduzione ai saluti del sindaco e di tutte le altre autorità". Roberta Cappelletti, la rock star di ‘Romagna mia’ e dei giovani romagnoli, è già pronta sulla pista di lancio per la serata inaugurale.
Roberta Cappelletti, perché aprirà la quarta edizione della kermesse con ‘Cara Forlì’ di Secondo e Raoul Casadei e non con ‘Romagna mia’?
"E’ la canzone che lega di più Secondo Casadei con la città di Forlì. Racconta la figlia Riccarda, che quando il padre veniva a Forlì per incontrare gli impresari di allora sotto le logge e nei bar di piazza Saffi, faceva sempre buoni affari ed erano buoni intenditori anche del liscio e delle sue canzoni. Ecco perché la manifestazione si aprirà con l’Inno di Forlì".
Si esibirà accompagnata dalla sua orchestra omonima?
"Sì, con due novità. Quest’anno festeggiamo i 30 anni di vita e fra i 7 musicisti del gruppo l’ultimo arrivato è un giovane, Davide Magnani, 18 anni, studente di Gazolo di Borghi, allievo del maestro Antonio Cucchi, il mio clarinettista da 20 anni".
A proposito di giovani, perché ha inserito un ragazzo di 18 anni?
"Per trasmettere il mestiere, occorre inserire nell’orchestra dei giovani, perché i giovani (ecco la novità) sono sempre più innamorati del liscio, specialmente negli ultimi tempi. E lo sa perché?"
Lo dica lei.
"In questi tempi difficili, specialmente per i giovani che faticano a vedere un futuro positivo per loro, il liscio è la musica che esprime voglia di vivere, allegria, gioia, felicità, passione, senso positivo della vita, anche se mista ad un filo di struggente malinconia. E’ la musica che indica un futuro, una speranza, specialmente nel clima difficile degli ultimi anni appesantito dalla pandemia e, per noi romagnoli, dall’alluvione".
A proposito di alluvione che cosa ha proposto lei il 17 maggio scorso ai giovani di Forlì per ricordare il tragico anniversario?
"Oltre 4mila studenti delle scuole superiori di Forlì si sono riuniti nel liceo Scientifico della città: per loro e con loro ho cantato ‘Romagna mia’, accompagnati al pianoforte dal maestro Luca Medri. Molti di loro l’avevano cantato come ‘Angeli del fango’, durante l’alluvione e mentre spalavano fango per liberare le case dei forlivesi, diventando così l’inno nazionale del fango".
Perché in occasione dei 70 anni del liscio si chiede all’Unesco che questo tipo di musica sia riconosciuto patrimonio immateriale dell’umanità?
"Perché non è solo un genere, ma è soprattutto un mix di musica, folclore e cultura, trasmesso e proposto con passione e amore, rappresentando così al massimo livello una terra, la ‘Romagna mia’. Per noi romagnoli il liscio è il pane quotidiano, di cui ci nutriamo fin da piccoli, come è successo a me e a tanti altri, che ‘beviamo’ il liscio col latte materno".
È da questa radice culturale, e non solo dalle scuole di ballo, che i giovani apprendono il gusto del liscio?
"Nella mia ultima tournée estiva in giro per l’Italia centro-settentrionale, i giovani mi dicono di aver appreso la passione del liscio in famiglia, attraverso i genitori e i nonni che li hanno portati a ballare fin da piccoli. Così i giovani si stanno avvicinando in tanti al liscio, iniziando dal valzer, mazurca e polka. Un esempio? L’altra sera a Parma avevo in pista tre generazioni, compresa la generazione Z dei ragazzi, di cui è un bellissimo esempio la forlivese Santa Balera All Stars, che si esibirà sabato sera in piazza Saffi, insieme alla Grande Orchestra Cara Forlì".