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Decreto Sicurezza, il sindaco di Portico non vuole applicarlo. "Come le leggi razziali"

Il primo cittadino ha deciso: "Disobbedirò la legge Salvini: è follia ideologica"

Decreto Sicurezza, il sindaco Luigi Toledo vuole 'disubbidire'

Portico (Forlì-Cesena), 4 gennaio 2018 - Disobbedirà il decreto sicurezza il sindaco di Portico e San Benedetto Luigi Toledo, che dichiara di avere preso la sua decisione ancora prima del sindaco di Palermo Leoluca Orlando. «Come sindaco di Portico e San Benedetto avevo già contestato il ‘decreto sicurezza’, il 20 dicembre scorso in prefettura a Forlì, quando dissi che avrei disubbidito alla legge Salvini». Luigi Toledo è orgoglioso di aver preso la decisione almeno dieci giorni prima dei colleghi. «Col vice prefetto vicario abbiamo discusso a lungo. Mi dissero che se avessi tenuto i richiedenti asilo, che invece per legge avrei dovuto mandar via, come minimo avrei pagato io di tasca mia le relative spese di soggiorno. Alla fine, però, ho strappato una proroga fino al 31 marzo». Toledo ha ben chiari i motivi che lo spingono a rigettare la legge: «Non si tratta di un ‘decreto sicurezza’, ma di un decreto criminale. Come si fa ad accettare di sbattere in strada delle famiglie di gente per bene, che non ha commesso alcun crimine e sta inserendosi nei nostri paesi?».

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La Cooperativa Acquacheta gestisce nel Comune di Portico 48 richiedenti asilo. A ricadere sotto il decreto sono 22, tra i quali 8 bambini. «Ibrahim, giovane non ancora trentenne del Mali, con la moglie e due bambine piccole, lavora da tempo come spazzino dei paesi – racconta Toledo –. Perché dovrei sbatterlo fuori? La legge Salvini è una follia ideologica delinquenziale, paragonabile alle leggi razziali del 1938. Se io come sindaco ubbidissi alla legge Salvini, sarei colpevole come i responsabili tedeschi della strage di Marzabotto, che si giustificavano col dire che eseguivano gli ordini superiori».