Forlì, 13 aprile 2018 - Un colpo di pistola alla testa, dall’alto verso il basso. Francesco Giacchini, 73 anni, operaio in pensione, ha ucciso così la figlia Elisa, 44 anni, cerebrolesa dalla nascita ed epilettica. Non ce la faceva più, Francesco, a vedere sua figlia in quelle condizioni. Dopo anni di prostrazione, di cure, di speranze disilluse, Francesco ieri mattina alle 7.40, nel garage della sua abitazione, in un condominio di Meldola, nel Forlivese, alle pendici dell’Appennino, ha impugnato la Smith&Wesson calibro 38 regolarmente detenuta e ha sparato. Elisa – che doveva andare in una struttura di assistenza, come faceva ormai da quasi trent’anni – è morta sul colpo.
La moglie, Severina Severi, 70enne, arriva poco dopo. Ha sentito un colpo, poco prima, ma ha pensato che fosse un aereo. «Ma che fai lì, perché non accompagni Elisa all’ambulanza che sta aspettando?» domanda la donna. Il marito replica in modo meccanico: «Elisa questa mattina non va da nessuna parte». Poi Francesco si siede nel garage. E si spara in bocca. Davanti alla moglie. La donna gli corre incontro, grida aiuto, il vicinato chiama i soccorsi. E mentre lei si tuffa su Francesco, a terra in un lago di sangue, per soccorrerlo, abbracciarlo, scorge nel fondo del garage, oltre la macchina, il corpo di Elisa. Senza vita.
«Il movente? La disperazione»: tagliano corto gli inquirenti sull’origine della tragedia che ha colpito il piccolo paese della Valbidente. Francesco non reggeva più quella vita. Negli ultimi tempi appariva stanco. «Quasi depresso», dicono gli amici. «Ma non c’è alcun motivo economico dietro questo gesto – sottolinea il capitano dei carabinieri Filippo Cini –. Il fatto è che il padre era arrivato a un punto di rottura da un punto di vista psicologico». In questo contesto di dolore, da qualche settimana la moglie Severina era malata. È stata operata. Nei prossimi giorni deve cominciare una terapia. «Forse Francesco – confessa un amico di famiglia – ha avuto paura che Elisa rimanesse sola, un giorno, quando né lui né la moglie non ci sarebbero più stati. Per anni padre e madre hanno assistito la loro Elisa, che chiamavano ‘la nostra bambina’, con grande amore. Forse è arrivata un po’ di stanchezza. Di senso del vuoto».
Francesco Giacchini si trova ora in coma all’ospedale di Cesena. Il proiettile s’è fermato nel cranio. L’uomo è formalmente accusato di omicidio volontario, ma non è piantonato. «È un dolore per tutti – dice il sindaco di Meldola, Gian Luca Zattini –. Purtroppo una vicenda del genere è il sintomo che né la parte pubblica, né i vicini, né i parenti e neanche gli amici di Francesco si erano accorti del suo disagio. Ecco perché ritengo che questa sia una sconfitta per tutta la nostra comunità, dal primo all’ultimo componente».
«Non ce l’aspettavamo. Siamo stati colpiti nei nostri affetti più cari» dicono dal centro socio riabilitativo diurno e residenziale Casa Nostra Signora di Fatima gestito dall’associazione Silenziosi operai della Croce, dove ogni mattina Elisa andava «come se fosse la sua scuola» dicono i vicini.