di Rosanna Ricci
L’arte è più forte di tutto e va oltre ogni ostacolo, persino oltre le sbarre di un carcere. Ieri infatti è stato inaugurato, all’interno della Casa circondariale di Forlì, un grande murale realizzato dall’artista romana Pax Paloscia in collaborazione con tre ragazze detenute nello stesso carcere – in totale sono circa 15 le donne che si trovano al momento recluse alla rocca – e con il coordinamento di Barbara Longiardi.
L’opera fa parte del progetto ‘Donne oltre le mura: arte urbana in carcere’ a cura di Città di Ebla in collaborazione con il Centro Donna del Comune di Forlì e appunto la Casa circondariale di Forlì, col contributo della Regione Emilia-Romagna e di alcune imprese, oltre che col patrocinio della Fondazione Dino Zoli, molto attiva nell’ambito dell’arte contemporanea.
Dopo aver esaminato molti bozzetti nei mesi scorsi, la scelta del soggetto da realizzare nel murale è stata orientata verso l’immagine della mitologica fenice, che trasmette il messaggio di ‘rinascere dalle proprie ceneri’, volendo sottolineare che anche in momenti difficili si può rinascere più forti di prima. La metafora è ancor più evidente se si considera la posizione in cui è collocato il murale: uno spazio aperto che unisce l’esterno all’interno del carcere, dove entrano i visitatori dei detenuti: una specie di ponte ideale verso una nuova vita su strade diverse da quelle che hanno condotto i detenuti in carcere.
Il percorso per giungere a quest’opera era iniziato da Città di Ebla nel 2017 con il ripristino di due murales cileni in città e la realizzazione di tre nell’ex Fabbrica Battistini in cui era stata presente la stessa Pax Paloscia le cui opere, soprattutto di street art, nascono dalla contaminazione fra pittura, collage, video e fotografia. "Per noi il precipitato su muro – ha spiegato Claudio Angelini, direttore di Città di Ebla – non è altro che la testimonianza di un percorso vivo e che da questa vitalità trae forza".
Tutto il murale è stato eseguito in soli quattro giorni con qualche elemento volutamente non definito. "Anche la ‘non perfezione’ dell’opera ha un significato fondamentale e simbolico – ha detto Palma Mercurio, direttrice della Casa circondariale – perché ogni cosa è sempre in divenire e tutti dobbiamo scavare per scoprire il bello che è dentro di noi". Grande apprezzamento per l’opera è stato rivolto anche dagli assessori Andrea Cintorino e Paola Casara, presenti all’inaugurazione. "In quel muro c’è tanta umanità – hanno sottolineato –. Questo luogo è uno spazio di passaggio verso una nuova vita. Piena di tanta speranza".