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"Emergenza personale nell’edilizia C’è chi si licenzia, nessuno si forma"

Villiam Antonelli è il titolare dell’omonima impresa forlimpopolese: "Ho 16 dipendenti, ne servono 20. Qualcuno è attratto dal 110%, altri vogliono un impiego più tranquillo. E alla scuola edile zero iscritti"

di Fabio Gavelli

"Non solo in edilizia non si trova personale specializzato, ma neppure il manovale: è una situazione triste". Villiam Antonelli, legale rappresentante dell’azienda Antonelli Edilizia di Forlimpopoli e presidente di Cna Colline forlivesi, conosce bene il tema approfondito dal Carlino nell’ultima settimana: la mancanza di lavoratori.

Vista da imprenditore: cosa succede?

"Per un’azienda come la nostra, che costruisce case, capannoni e strade, c’è bisogno di ogni tipo di figure professionali: tecnici, autisti, muratori generici e specializzati, operatori di macchine escavatrici e anche di personale amministrativo".

Le ricerche sono andate a vuoto?

"Sì. Abbiamo anche fatto un percorso formativo assieme alla Scuola edile di Forlimpopoli. Le aziende pagano il corso, al termine i partecipanti vengono assunti per tre mesi in modo interinale e alla fine, se vanno bene, hanno un contratto a tempo indeterminato. Quest’anno non si è presentato nessuno: siamo allibiti".

È un percorso formativo che dà speranze di contratto?

"Sì, infatti nel 2021 i pochi che hanno fatto il corso sono stati tutti occupati".

Quanti siete in ditta e di quante persone avete bisogno?

"Siamo 16 dipendenti, ma a regime dovremmo essere 20-22".

Perché ci sono queste difficoltà?

"Tutto è aggravato dal bonus 110%: i dipendenti si licenziano per lavorare in proprio con la partita Iva, convinti di guadagnare molto di più, considerando le richieste del mercato".

Però i privati cittadini si lamentano del fatto che i lavori spesso sono iniziati e proseguiti a singhiozzo, con tempi lunghissimi.

"Lo so benissimo. Anche ieri in un cantiere dove operiamo non si è presentato un idraulico che cerchiamo da due settimane: prendono tanti lavori contemporaneamente ma non li riescono a seguire con l’attenzione necessaria".

Hanno segnalato anche problemi di sicurezza.

"Assolutamente sì. Capita che nello cantiere lavorino nello stesso momento anche venti partite Iva, senza un coordinamento: un caos ingestibile".

Il fenomeno delle persone che si licenziano è nuovo?

"È proprio recente. Da noi se n’è andato un tecnico, che aveva un contratto a tempo indeterminato, per andare a fare il magazziniere da un’altra parte. Sono situazioni ormai abbastanza frequenti nel nostro settore".

Perché accade?

"Molti vanno alla ricerca di mansioni che comportano il minimo delle responsabilità e che consentono di andarsene appena finiscono le 8 ore".

La difficoltà di trovare manodopera è legata anche agli stipendi bassi?

"Non so, può capitare, ma non è il nostro caso. Da noi i neo assunti prendono 1400-1500 euro al mese, gli specializzati arrivano anche a 2400: sono contratti dell’industria".

Gli ultimi assunti sono italiani o stranieri?

"Tutti stranieri. Ma sta cambiando: le prime generazioni avevano voglia di impegnarsi, i loro figli, nati qua, si sono ’italianizzati’".

Il problema una volta non c’era?

"Certo che no. Mio padre, che avviò la ditta nel 1979, non ha mai incontrato difficoltà del genere".

Cosa si può fare?

"Nel breve periodo, quasi nulla. È un problema culturale: l’edilizia è ancora visto come un lavoro ’sporco’, anche se oggi si opera con macchine ultramoderne e la fatica è molta meno. Ma l’Italia dovrà prima o poi riflettere e affrontare in modo serio questo problema: cosa insegniamo ai nostri figli?".