REDAZIONE FORLÌ

"Con il letame ho salvato il 95% del mio noceto"

Giovanni Battista Drei è titolare – assieme alla moglie Claudia Tampellini e a Giorgio Drei – dell’azienda agricola ‘Tre Querce’, in via Castelfalcino, a pochi chilometri da Forlì. La coltura prevalente, qui, è il noce: messo a dimora nel 2012, il noceto è coltivato con tecniche di agricoltura biologica e biodinamica da almeno sette anni. Le noci prodotte dall’azienda si fregiano infatti del marchio Demeter, unico ente certificatore per il biodinamico in 43 Paesi del mondo.

Drei, com’è nata l’idea di abbracciare il metodo biodinamico?

"È una lunga storia. Dovrei prima raccontarle perché ho deciso di piantare il noceto".

Andiamo indietro, dunque, di una decina d’anni.

"Lavoravo nel settore, ma non avevo mai fatto l’agricoltore. Dieci anni fa decisi di cambiare vita e dedicarmi totalmente alla campagna, investendo i miei risparmi in un noceto".

Cos’è successo poi?

"Nel 2014, al suo secondo anno di vita, l’impianto fu colpito da una grave forma di batteriosi. L’estate era stata difficile: giornate roventi e notti fredde. Consultai diversi agronomi e tutti arrivarono alla stessa conclusione: dovevamo abbattere tutte le piante".

E lei?

"Ero disperato. Non avendo più nulla da perdere, tentai l’ultima carta".

Un preparato biodinamico?

"Esatto: nel 2013 avevo acquistato una certa quantità di letame e avevo provato a farlo fermentare, seguendo i principi della biodinamica. Decisi di applicarlo al terreno in cui si trovavano le piante contaminate".

Il risultato?

"Oltre ogni più rosea aspettativa: sono riuscito a salvare il 95% di un impianto dato ormai per spacciato".

I detrattori del biodinamico sostengono che non esistono prove scientifiche a supporto della sua validità.

"Vuole dei dati? Da quando ho adottato il biodinamico, analizzo regolarmente i miei terreni. Sebbene si tratti di suolo in buona parte sabbioso, in questi anni la sostanza organica è cresciuta di oltre il 3%. E le nostre noci contengono dal 30 al 50% in più di polifenoli e anti-ossidanti rispetto al prodotto convenzionale e il 15% in più rispetto a quelle biologiche".

C’è chi vi accusa di stregoneria, di esoterismo.

"Non so nulla di stregoneria, né di esoterismo. Una cosa, però, posso dirla con certezza: siamo romagnoli, un popolo pragmatico per definizione, abituato a guardare ai fatti e non alle chiacchiere. Se la biodinamica non desse risultati soddisfacenti, non la applicheremmo. Con il raccolto devo guadagnarmi da vivere".

La biodinamica potrebbe essere un rimedio alle avversità provocate dal cambiamento climatico in corso?

"Gli agricoltori dovrebbero cambiare mentalità e passare da un approccio di tipo chimico a uno più ecologico. Ma sono necessari tanto studio, formazione e soprattutto una visione lungimirante, non improntata a un guadagno immediato".