REDAZIONE FERRARA

Spal, ora un segnale forte. Rinforzare la squadra con un mercato ’vero’ per rilanciarsi in classifica

La gente si sta disamorando, venerdì ad Ascoli si rischia un Natale in zona playout

Rinforzare la squadra con un mercato ’vero’ per rilanciarsi in classifica

La gente si sta disamorando, venerdì ad Ascoli si rischia un Natale in zona playout

La Spal chiude dunque il suo girone di andata con 21 punti conquistati sul campo, contro i 19 di Colucci e Di Carlo nel 2023-24: in classifica però ne risultano 18 effettivi per la nota penalizzazione. Quindi pur avendo fatto qualcosina di più, Dossena si ritrova con qualcosina di meno. Nel girone di ritorno quella Spal calzò gli stivali delle sette leghe conquistandone ben 30 e sfiorando addirittura playoff mancati per un punto. Ma per aumentare il passo e salvarsi furono portati a Ferrara i vari Zilli, Petrovic, Ghiringhelli e Buchel, elevando notevolmente il livello qualitativo e offensivo. Ora la domanda è la seguente: una Spal che mette nel bilancio ufficiale l’intento stagionale di cercare i playoff riducendo i costi sarà in grado a gennaio di ripetersi, trovando pezzi davvero efficienti per la sua causa? Qui si tratta di completare i ranghi in ruoli lasciati del tutto scoperti, cui se ne sono aggiunti altri a causa della miriade di infortuni a lunga degenza.

Dossena ha dovuto giocare l’ultimo mese e mezzo senza di fatto poter operare sostituzioni, e l’handicap è gravissimo. Attenzione, però. Rinforzare la Spal (per la causa salvezza, la sola perseguita da quando c’è Tacopina) non significa affastellare gente qualunque a fine mercato perché prima si deve cedere, portando scarti altrui logori e obbligati come contropartita di altre operazioni. Significa mettere qualche soldino fin dal principio e aver già stretto a dicembre accordi per qualche rapido arrivo che sia davvero utile all’allenatore.

I giocatori giunti in estate stanno tutti faticando o sono in infermeria, tanto che non è azzardato dire che il solo Mignanelli si è rivelato pedina davvero utile e affidabile. Da Galeotti ad Arena, Bassoli, Bruscagin, Antenucci e Rao, l’ossatura che nell’ultimo periodo ha retto la baracca è fatta dei pochi "vecchi" che non sono partiti. Soprattutto in serie C, Ferrara non è piazza da ultimi posti, eppure da anni abita esclusivamente quelli, e qualche domanda la dirigenza dovrà pur farsela. Giusto tenere i conti in equilibrio, ma gli spettacoli degli ultimi due campionati sono da squadretta di paesino, non da Spal. Se si smembra il tessuto anche nelle poche occasioni in cui si è creato un telaio funzionante, i risultati però non possono essere che questi. Serve un segnale forte, e tra gennaio e giugno si deve ricostruire prima di tutto una classifica, e poi anche una identità di squadra da completare nella stagione successiva come non si è voluto fare nel giugno scorso. La società è in grado di garantirlo? Ieri è stata rispettata la scadenza di dicembre per quanto riguarda stipendi e Irpef. Vogliamo provare a interpretarlo come un primo segnale di riscossa: però dovrà farvi seguito un mercato vero, di rilancio. La gente si sta disamorando, ormai va alla partita come al patibolo. La gioia del calcio si va perdendo, così. Anche Gubbio è stata un pianto, ma coi tre punti ci si sarebbero asciugate molte lacrime. Con uno si prova a far buon viso a cattivo gioco e si incrociano già le dita in vista del venerdì ad Ascoli. Se non si vince, si va a Natale in zona playout, ancora peggio del 2023, quando a parità di punti con Vis e Juve ci si poteva almeno chiamare fuori per gli scontri diretti.

Mauro Malaguti

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